Non confondere conoscenza e successo con la maturità
Da Libri e Sermoni Biblici.
Di Paul Tripp su Il Ministero Pastorale
Traduzione di Isabella Intelisano
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Non solo ho ceduto alla tentazione di lasciare che il ministero pastorale diventasse la mia identità. Sono caduto anche in altre due tentazioni.
Ho lasciato che la mia maturità si identificasse con la mia conoscenza letteraria e teologica. Questa [peccato] è legato alla tentazione dell’identità, ma richiede una particolare attenzione. Nel ministero è abbastanza facile cadere in una sottile ma significativa ridefinizione di ciò che è la maturità spirituale e di cosa produca. Questa definizione affonda le sue radici nel nostro modo di considerare cos’è il peccato e cosa esso produca. Molti pastori trasmettono una falsa definizione di maturità che deriva dall'acculturazione accademica della scuola biblica.
Dato che la scuola biblica tende ad accademizzare la fede, rendendola un mondo di idee da padroneggiare, gli studenti cadono facilmente nella convinzione che la maturità biblica abbia a che fare con la precisione della conoscenza teologica e la competenza biblica. Ma la maturità spirituale non è qualcosa che si ottiene con la propria mente (sebbene essa sia un elemento importante). La maturità riguarda il modo in cui si vive la propria vita. E' possibile essere teologicamente preparato ed allo stesso tempo essere immaturi. E' possibile essere biblicamente competenti ed al contempo aver bisogno di una crescita spirituale importante.
Io mi ero laureato con lode alla scuola biblica. Avevo ottenuto dei premi accademici. Perciò presumevo di essere maturo e mi sentivo incompreso e non apprezzato da chiunque non condividesse questa mia valutazione. Infatti vedevo quei momenti di conflitto come una persecuzione che deve affrontare chiunque si dia al servizio del vangelo. In origine, avevo frainteso peccato e grazia. Il peccato non è prima di tutto un problema intellettuale (ma in realtà interessava il mio intelletto come coinvolgeva tutte le parti del mio funzionamento).
Il peccato è prima di tutto un problema morale. Riguarda la mia ribellione a Dio e la mia ricerca di avere, per me stesso, la gloria che è dovuta a Lui.
Il peccato non è principalmente la rottura di un insieme astratto di regole. Il peccato è prima di tutto soprattutto rompere la relazione con Dio. Se ho rotto questo rapporto diventa dunque facile e naturale per me ribellarmi alle regole di Dio.
Quindi non è solo la mia mente che ha bisogno di essere rinnovata da ciò che appare un insegnamento biblico, ma il mio cuore ha bisogno di essere ristabilito dalla potente grazia del Signore Gesù Cristo. La guarigione del mio cuore è al tempo stesso un evento (la giustificazione) e un processo (la santificazione). La scuola biblica, di conseguenza, non può risolvere il mio più profondo problema: il peccato. Si, può contribuire alla soluzione, ma può anche accecarmi sulla mia vera condizione per la sua tendenza a identificarsi con la maturità. La maturità biblica non riguarda mai solo ciò che si conosce, ma riguarda sempre come la grazia ha utilizzato ciò che si è imparato a conoscere per trasformare il modo in cui si vive.
Basti pensare ad Adamo ed Eva. Non hanno disubbidito a Dio perché erano intellettualmente ignoranti dei comandamenti di Dio. Hanno deliberatamente fatto un passo oltre i confini tracciati da Dio perché volevano raggiungere il livello di Dio. La guerra spirituale dell’Eden fu combattuta sul manto erboso dei desideri del cuore. Considerate Davide. Egli non ha rivendicato Betsabea come sua e complottato per sbarazzarsi di suo marito perché era ignaro dei divieti di Dio contro l'adulterio e l'omicidio. Davide ha agito così perché a un certo punto se n’è infischiato di ciò che Dio voleva. Avrebbe avuto ciò che il suo cuore desiderava ad ogni costo.
O considerate cosa significhi essere saggi. C'è una grande differenza tra conoscenza e saggezza. La conoscenza è una comprensione accurata della verità. La saggezza è capire e vivere alla luce di come questa verità si applica alle situazioni e relazioni della vita quotidiana. La conoscenza è un esercizio del tuo cervello. La saggezza è l'impegno del tuo cuore che porta alla trasformazione della tua vita.
Anche se non lo sapevo, sono entrato nel pastorato con una concezione della maturità biblica non biblica . In modi che adesso mi spaventano, ho pensato di essere arrivato. Così, quando mia moglie, Luella, con amore e fedeltà mi affrontava, sbagliando mi mettevo sulla difensiva. A priori pensavo che lei avesse torto. Ed ero convinto che fosse lei il problema. Ho usato la mia conoscenza biblica e teologica per difendermi. Ero nella confusione e non ne avevo la minima idea.
Il successo non è necessariamente un’approvazione
Ho confuso il successo del ministero con l'approvazione di Dio della mia vita . Il ministero pastorale è stato per molti aspetti emozionante. La chiesa stava crescendo numericamente e la gente sembrava essere in crescita spirituale. Sempre più persone sembravano impegnate nel partecipare ad una vibrante comunità spirituale e abbiamo visto persone vincere battaglie del cuore per la grazia di Dio. Avevamo fondato una scuola cristiana che stava crescendo e ampliando la sua reputazione ed influenza. Stavamo cominciando a identificare e discepolare i leader.
Non è stato tutto rose e fiori; ci sono stati momenti dolorosi e pesanti, ma ho iniziato ad affrontare quei giorni con il profondo senso di privilegio che Dio mi aveva chiamato a svolgere questo ministero. Stavo conducendo una comunità di fede e Dio stava benedicendo i nostri sforzi. Ma ho considerato queste benedizioni nel modo sbagliato. Senza sapere cosa stavo facendo, ho preso la fedeltà di Dio verso di me, verso il suo popolo, verso l’opera per il suo regno, verso il suo piano di redenzione e verso la sua Chiesa, come se fosse un'approvazione nei miei confronti. Il mio punto di vista mi diceva "Sono uno dei buoni e Dio mi sostiene in tutto." In realtà, io dicevo a Luella (questo è imbarazzante, ma è importante da ammettere), "Se io sono una persona così cattiva, perché Dio benedice tutto quello che mi ha affidato?"
Dio non agiva così perché approvava il mio modo di vivere ma a causa del suo zelo per la sua gloria e la sua fedeltà alle sue promesse di grazia per il suo popolo. Dio ha l'autorità e il potere di usare qualsiasi strumento in qualsiasi modo egli scelga.
Il successo del ministero è più una conferma su Dio che sulle persone che Lui usa per il suo scopo. Avevo sbagliato tutto. Mi sono preso dei meriti che non avevo per cose che non avrei potuto fare da solo. Riguardava me, perciò non ho visto in me stesso il responsabile del disastro, un uomo in un profondo bisogno della salvezza e della grazia di Dio. Ero un uomo che aveva bisogno della grazia salvifica. Attraverso la fedeltà di Luella e le domande “chirurgiche” di mio fratello Tedd, Dio ha fatto esattamente questo.
E tu? Come vedi te stesso? Cosa dici regolarmente a te stesso su di te? Sei diverso da quelli a cui ministri? Ti vedi come ministro di grazia bisognoso della stessa grazia? Ti trovi ormai a tuo agio nell’ incoerenza tra il Vangelo che predichi e il modo in cui vivi? Ci sono disarmonie tra il tuo personaggio pubblico di ministero e i dettagli della tua vita privata? Incoraggi un livello di comunione nella tua chiesa al quale tu stesso non ti applichi? Hai finito per credere che nessuno ha un punto di vista più preciso del tuo? Usi la tua conoscenza o esperienza per tenere a debita distanza il confronto?
Non devi avere paura di quello che c’è nel tuo cuore. Non devi temere di essere conosciuto. Perché nulla di ciò che è in te potrà mai essere scoperto che non sia già stato coperto dal sangue prezioso del tuo Re Salvatore, Gesù.