Gesù è la fine dell’etnocentrismo
Da Libri e Sermoni Biblici.
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Versione corrente delle 20:05, 14 apr 2016
Di John Piper su L'armonia razziale
Traduzione di Marzia Nicole Bucca
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Domenica dell’Armonia Razziale
Luca 4:16-30
16. Si recò a Nazaret, dove era stato allevato; ed entrò, secondo il suo solito, di sabato nella sinagoga e si alzò a leggere.17. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; apertolo trovò il passo dove era scritto:
18. "Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l'unzione, e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi, 19. e predicare un anno di grazia del Signore."
20. Poi arrotolò il volume, lo consegnò all'inserviente e sedette. Gli occhi di tutti nella sinagoga stavano fissi sopra di lui. 21. Allora cominciò a dire: "Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi. " 22. Tutti gli rendevano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: "Non è il figlio di Giuseppe?". 23. Ma egli rispose: "Di certo voi mi citerete il proverbio: Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafarnao, fàllo anche qui, nella tua patria! ". 24. Poi aggiunse: "Nessun profeta è bene accetto in patria. 25. Vi dico anche: c'erano molte vedove in Israele al tempo di Elia, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; 26. ma a nessuna di esse fu mandato Elia, se non a una vedova in Sarepta di Sidone. 27. C'erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo, ma nessuno di loro fu risanato se non Naaman, il Siro."28. All'udire queste cose, tutti nella sinagoga furono pieni di sdegno; 29. si levarono, lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte sul quale la loro città era situata, per gettarlo giù dal precipizio. 30. Ma egli, passando in mezzo a loro, se ne andò.
Domenica scorsa ho tentato di divulgare un’idea da me chiamata ‘Coltivare una Passione’. Possiamo noi come congregrazione unirci, prenderci per mano e condividere un sogno: riuscire a fondare nel 2002 un’altra chiesa sul territorio delle Twin Cities [ndtr.: tra Minneapolis e St. Louis] – o addirittura oltre i confini delle città (a Charlotte ad esempio, nel North Carolina, per farla coincidere con il trasferimento dell’Associazione Evangelistica Billy Graham lì)? Ho scelto il nome ‘Coltivare una Passione’ affinché fosse chiaro che il focus della missione della nostra chiesa è proprio questo: Noi esistiamo per diffondere la passione per la supremazia di Dio in ogni cosa per la gioia di tutti i popoli attraverso Gesù Cristo. Tuttavia ho detto chiaramente che lo scopo non è fondare un tipo di chiesa qualsiasi, ma ho offerto una descrizione precisa: teocentrica, innalzante Cristo, satura di Bibbia, che mobilita alla missione, conquistatrice di anime, che persegue la giustizia, etc.
La ricerca della giustizia
Quando ho usato le parole "che persegue la giustizia" intendevo soffermarmi almeno su due punti: questa domenica ci soffermeremo sull’armonia razziale, domenica prossima sulla santità della vita. Oggi all’inizio del XXI secolo due dei principali problemi del nostro paese sono la giustizia razziale e la giustizia per i bambini non nati. Credo infatti che esista un legame tra l’essere una chiesa che persegue la giustizia ed essere una chiesa teocentrica, innalzante Cristo e satura di Bibbia.
Essere più teocentrici, innalzanti Cristo e saturi di Bibbia
Uno dei motivi per cui la chiesa evangelica – soprattutto la chiesa evangelica bianca (un’espressione infelice questa, come lo è anche "chiesa nera") – uno dei motivi per cui non abbiamo perseguito la giustizia razziale e la giustizia per i bambini non nati con tanto zelo quanto sarebbe stato necessario è che non siamo stati tanto teocentrici, innalzanti Cristo e saturi di Bibbia come crediamo.
Quando diciamo "Noi esistiamo per diffondere la passione per la supremazia di Dio in ogni cosa per la gioia di tutti i popoli," abbiamo davvero riflettuto profondamente sul fatto che Dio è il capo supremo di tutte le relazioni razziali? Abbiamo pensato a quanto Cristo venga esaltato nelle relazioni razziali? Ci siamo domandati quanto la Bibbia abbia impregnato i nostri pensieri, i nostri sentimenti e le nostre azioni riguardo alle relazioni etniche e alle questioni razziali nell’ambito dell’educazione, degli alloggi, dell’economia e della composizione della chiesa del corpo di Cristo? La supremazia di Dio, la gloria di Cristo e il messaggio radicale della Bibbia hanno plasmato i nostri pensieri, i nostri sentimenti e le nostre azioni "in ogni cosa per la gioia di tutti i popoli "?
La paralisi dell’imperfezione
Dunque quando pensiamo alla fondazione di una chiesa non è perché abbiamo raggiunto il nostro traguardo e siamo quindi pronti a proliferare. Se aspettassimo di essere pronti prima di tentare un’azione del genere, non lo faremmo mai – non ci sposeremmo neppure, non rimarremmo sposati, non accetteremmo il nostro primo impiego e non ce lo terremmo, non andremmo nelle missioni e non rimarremmo qui, non prenderemmo la decisione di avere dei figli o di avviare un ministero. Ben poco riesce a paralizzare le brave persone quanto la loro imperfezione. Oh Dio, offri ispirazione ad un popolo capace di ascoltare, di imparare e di lasciar perdere le paralizzanti critiche degli ostruzionisti. Il nostro scopo non è fondare una chiesa perché siamo esseri perfetti, ma perché abbiamo un sogno: fondare una chiesa nuova in un posto nuovo con dei nuovi capi che siano capaci di fare alcune cose molto meglio di quanto le facciamo noi qui e che siano attratti dalla nostra stessa visione biblica.
Vivere per una grande causa, non per un benessere maggiore
Penso che uno dei modi per ‘Coltivare una Passione’ sia quello di crescere un popolo che sia disposto a vivere per una grande causa, non per un benessere maggiore. In passato nei miei sermoni il mio motto era: Essere cristiani vuol dire uscire dalle nostre zone di comfort e andare incontro a chi ha bisogno. Alzarsi la mattina e andare a letto la sera non con il sogno di accrescere il proprio benessere, ma di portare avanti una grande causa teocentrica. Coltivare una Passione significa crescere un popolo che non si dedica giorno e notte all’inseguimento della conservazione del sé, all’esaltazione del sé e al proprio svago, ma di un popolo che persegua qualcosa di più grande e più importante di se stesso, della propria famiglia o della propria chiesa.
Qual’è la vostra ragione di vita? Questa domenica e la prossima domenica vi chiederò: quanti tra di voi – centinaia tra di voi – dicono: "La mia ragione di vita è magnificare Gesù Cristo tramite l’armonia razziale e la giustizia razziale teocentriche e sature di Bibbia"? O chi dice: "Il motivo supremo della mia vita è magnificare Gesù Cristo attraverso la giustizia per i non nati teocentrica e satura di Bibbia." Oh, se Dio innalzasse contro l’egocentrismo, le fedeltà temporanee e la devozione indisciplinata uomini e donne che sostengono una grande causa non per una passione adrenalinica, ma con il cuore! L’adrenalina dà una sferzata di energia ai muscoli del corpo e poi li rilassa. Il cuore continua a pompare vita nel corpo sia nei momenti buoni che in quelli difficili, in estate e in inverno, nella tristezza e nella gioia, nella forza e nella debolezza, nella salute e nella malattia! Oh ci fossero più cristiani di cuore per la causa della giustizia razziale, invece dei soli cristiani “adrenalinici”!
Abbiamo bisogno di William Wilberforces
Chi tra di voi sarà il William Wilberforce del nostro tempo? Wilberforce fu un uomo profondamente cristiano, un appassionato e fervente evangelico che si è battuto a lungo per la causa della giustizia razziale in Inghilterra. Il 28 ottobre 1787 all’età di 28 anni scrisse nel suo diario: "Dio onnipotente ha posto davanti a me due grandi obiettivi: la soppressione della tratta degli schiavi e la riforma dei costumi". Wilberforce uscì sconfitto da tante battaglie in Parlamento perché la tratta degli schiavi africani era troppo intrecciata con gli interessi economici della nazione, eppure lui non smise di lottare e non si arrese mai. Wilberforce non era un Cristo “adrenalinico”, ma un cristiano di cuore. Il 24 febbraio 1807, vent’anni dopo aver scritto quelle parole sul suo diario, si ottenne l’abolizione del commercio degli schiavi, ma dopo vent’anni di determinazione c’era ancora del lavoro da fare. Il 26 luglio 1833, sedici anni dopo l’abolizione del commercio degli schiavi e tre giorni prima della morte di Wilberforce, fu approvata l’abolizione della schiavitù in Inghilterra e nelle colonie britanniche.
Dunque quando penso a ‘Coltivare una Passione’, penso alla fondazione di una chiesa che dia vita a questo tipo di passione – una passione guidata dal cuore e non dall’adrenalina. La dedizione instancabile ad una grande causa teocentrica, innalzante Cristo, satura di Bibbia, che persegua la giustizia e non ricerchi il benessere.
Quindi, se vogliamo mettere Dio al centro di tutto, innalzare Cristo ed essere saturi di Bibbia dobbiamo rivolgerci ai vangeli, ascoltare Gesù e guardarLo porre fino all’etnocentrismo. Etnocentrismo – la convinzione o il sentimento che il gruppo etnico a cui appartengo debba essere considerato superiore o privilegiato.
Luca 4:16-30: Il Regno è più multietnico di quanto crediate
Iniziamo con Luca 4:16-30. Ecco un giovane del luogo che torna a Nazaret, sua città natale, dopo essere diventato famoso a Cafarnao. Il giovane entra nella sinagoga di sabato, una folla gli si avvicina ed ecco che succede qualcosa d’incredibile. Il giovane quasi incita alla rivolta e lo fa di proposito. Prima gli viene dato da leggere il rotolo del profeta Isaia, lui sceglie il capitolo 61 sul redentore che viene a liberare gli oppressi e proclamare l’anno di grazia del Signore (vv. 18b-19) e afferma che questa profezia si sta compiendo proprio mentre la folla lo sta ascoltando. Versetto 21: Allora cominciò a dire: "Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi." Incredibile! Notizia da prima pagina: Giovane del luogo afferma di essere il Messia. Ma questo non basterebbe a provocare una rivolta. Versetto 22: "Tutti gli rendevano testimonianza ed erano meravigliati dalle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca" e fin qui tutto bene.
Ma sentite cosa dice dopo. Qualcosa di totalmente inaspettato! Qualcosa d’inspiegabile se si vogliono avere dei seguaci, inspiegabile se v’interessa solo la crescita della chiesa. Il giovane decide di raccontare due storie dell’Antico Testamento che sfidano l’etnocentrismo della sua città natale. È consapevole di stare per compiere un’azione altamente offensiva e immagina quale sarà la reazione del suo popolo, infatti al versetto 24 dice: "In verità vi dico, nessun profeta è bene accetto in patria." In altre parole, egli dice: sì, parlate bene di me ora (v.22), mentre vi siete fatti la vostra idea personale di quello che farà il Messia e di come sarà il suo regno, ma aspettate che vi dica quello che sto per fare e come sarà il mio regno.
Poi racconta la prima storia. Primo Libro dei Re 1:17, versetti 25-26: "Vi dico anche: c'erano molte vedove in Israele al tempo di Elia, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; (26) ma a nessuna di esse fu mandato Elia, se non a una vedova in Sarepta di Sidone (Fenicia)." Inaspettatamente Cristo sceglie di raccontare una storia in cui Dio, ignorando tutti gli ebrei, offre la sua benedizione miracolosa ad una straniera, ad una Gentile della terra di Sidone (Fenicia) e lo fa apertamente ed energicamente, senza mezzi termini e senza spiegazioni: c’erano molte vedove in Israele, ma Dio ha benedetto una straniera.
Se non bastasse, ecco che Cristo ci racconta un’altra storia dal Secondo Libro dei Re 2:5, versetto 27: "C'erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo, ma nessuno di loro fu risanato se non Naaman, il Siro." Ancora una volta il punto è: Dio avrebbe potuto guarire dalla lebbra tante persone, ma ha scelto un re straniero, un siriano e non un ebreo.
Il senso di queste due storie non sfuggì agli abitanti di Nazaret e al loro etnocentrismo. Versetto 28: "All'udire queste cose, tutti nella sinagoga furono pieni di sdegno; (29) si levarono, lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte sul quale la loro città era situata, per gettarlo giù dal precipizio. (30) Ma egli, passando in mezzo a loro, se ne andò." Il suo messaggio era stato compreso, ma non era piaciuto.
Dunque, qual’è il significato di questa storia? Il significato è questo: Gesù dice ‘Il regno che porto è etnicamente diverso da quello che voi immaginate. Il luogo prescelto, Israele, non ha generato umiltà e compassione, ma orgoglio e vergogna.’ Gesù rappresenta la fine dell’etnocentrismo. ‘Guardatemi. Imparate da me,’ dice, ‘sono venuto per riscattare tutte le genti, di qualsiasi gruppo etnico siano, non una persona sola o un paio di persone. Guai a te per la tua incapacità nel riconoscere lo zelo con cui Dio, nella sua giustizia e misericordia, forma un regno di sacerdoti e di amici provenienti da ogni popolo.
Matteo 8:5-13: La fede in Gesù sconfigge le etnie
Ho forse esagerato preannunciando guai al popolo di Nazaret? Lascio decidere a voi mentre vi propongo un’altra storia, questa volta tratta dal vangelo di Matteo, 8:5-13. Gesù aveva concluso il suo Discorso della Montagna in Matteo 5-7; in Matteo 8:1-4 tocca un lebbroso, la figura più bandita e disprezzata tra tutte le genti d’Israele, e lo guarisce. Nel vangelo di Matteo 8:5 Gesù entra a Cafarnao e incontra il secondo tipo di persona piu disprezzata e attaccata a quei tempi – un centurione romano, che è quello che un Marine americano sarebbe per un talebano combattente per la libertà. Matteo omette il fatto che questo centurione fosse abbastanza noto tra gli ebrei (Luca 7:3-5), ciò non ha importanza per quello che sta per dire Gesù, perché quell’uomo è straniero, non è ebreo. Questo è quello che a Matteo preme sottolineare.
Qual’è il significato di questa storia? Il centurione supplica Gesù dicendogli: "Signore, il mio servo giace in casa paralizzato e soffre terribilmente." e al versetto 7 senza alcun indugio o esitazione Gesù gli risponde: "Io verrò e lo curerò." Allora il centurione dice qualcosa che sorprende Gesù. Versetto 8: "Signore, io non son degno che tu entri sotto il mio tetto, dì soltanto una parola e il mio servo sarà guarito. (9) Perché anch'io, che sono un subalterno, ho soldati sotto di me e dico a uno: 'Fà questo', ed egli lo fa, e ad un’altro 'Vieni' ed egli viene e al mio schiavo dico 'Fà questo', ed egli lo fa."
Si dice nel versetto 10 che Gesù rimanga sorpreso all’udire queste parole e fa il punto di questa circostanza che tutti credevano vertesse sulla guarigione, sul potere e sull’autorità, trasformandola in qualcosa di totalmente diverso, ovvero, sulla formazione del regno da parte degli stranieri e sui pericoli del fare affidamento sull’ identità etnica per essere benedetti. Versetto 10b: "In verità vi dico, presso nessuno in Israele ho trovato una fede così grande. (11) Ora vi dico che molti verranno dall'oriente e dall'occidente . . ." Oriente ed occidente! Dove? Là c’è la Fenicia (la striscia di Gaza), Egitto, Grecia, Arabia, Persia (Giordania, Iran, Iraq, Afghanistan, Pakistan, India e Cina). E cosa accadrà quando arriveranno – questi stranieri che non sono circoncisi, che hanno un aspetto non familiare e che non rispettano il kosher? Versetto 11b: ". . . e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli, (12) mentre i figli del regno saranno cacciati fuori nelle tenebre, ove sarà pianto e stridore di denti."
Si tratta di qualcosa di veramente scioccante! Dovete sentire la forza di questo messaggio. Qui Gesù sta dicendo al popolo eletto di Israele che prima saranno i romani, come questo centurione credente, e poi ogni sorta di etnia impura di Gentili ad entrare nel regno dei cieli mentre voi, "i figli del regno," sarete cacciati fuori nelle tenebre. Praticamente non si mai sentito parlare così del popolo eletto. Ma cosa dice Gesù? Egli dice: Gesù è la fine dell’etnocentrismo.
O per dirla in maniera più ottimista: Gesù ci dice che con la sua venuta ci sarà un modo radicalmente nuovo di definire il popolo di Dio, cioè, la fede in Lui. La fede in Gesù sconfigge l’appartenenza etnica. Succede continuamente nei vangeli:
- La parabola del Buon Samaritano – lo straniero è l’eroe della compassione (Luca 10:33).
- La guarigione dei dieci lebbrosi, ma uno solo di loro torna indietro; chi è costui? Un Samaritano, lo straniero che risplende di umile gratitudine (Luca 17:16).
- La guarigione della figlia della Sirofenicia (Marco 7:26).
- L’adorazione dei Magi provenienti probabilmente dalla Persia o dall’Arabia (Matteo 2:1).
- Ed infine la morte e resurrezione di Gesù che egli stesso preannuncia nella parabola della vigna e dei suoi custodi. (Matteo 21:33-43). Il padrone della vigna manda suo figlio dai vignaioli a ritirare il raccolto. Essi lo uccidono. E Gesù domanda: "Cosa farà il padrone della vigna?" Cosa farà Dio quando suo Figlio sarà rifiutato dal suo popolo eletto? La risposta è al versetto 43: "Perciò io vi dico: vi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che lo farà fruttificare."
Non il colore della pelle, ma la fede in Cristo
Questo è ciò che Martin Luther King intendeva nel suo discorso più famoso quando disse "Io ho davanti a me un sogno, che i miei quattro figli piccoli vivranno un giorno in una nazione nella quale non saranno giudicati per il colore della loro pelle, ma per le qualità del loro carattere."
Gesù è la fine dell’etnocentrismo. Non il colore della pelle, ma la fede in Cristo, questo è il segno del Regno. Ieri al telefono Noel [Piper, moglie di John Piper] ed io ripensavamo al passato mentre parlavamo con nostro figlio Benjamin a Chicago. Ci siamo ricordati della conferenza missionaria “Urbana” del 1967 quando, davanti a quindicimila studenti, chiesero a Warren Webster “Cosa faresti se tua figlia decidesse di sposare un pakistano mentre tu stai svolgendo qui il tuo Ministero?” La sua risposta ancora ci risuona nelle orecchie e spero che facciate vostro questo messaggio: Meglio un povero cristiano pakistano che un banchiere americano, bianco, ricco e non credente. In altre parole, il punto è Cristo, non il colore della pelle. Gesù è la fine dell’etnocentrismo.
Se abbiamo intenzione di fondare una chiesa teocentrica, esaltante Cristo, satura di Bibbia e che persegue la giustiza, deve finire l’etnocentrismo anche qui. E che cosa meravigliosa sarà quando finirà e tutte le tribù, tutte le razze e tutti i popoli, insieme, innalzeranno Cristo. O Signore, fa’ che succeda!