Spera nonostante i fardelli pesanti che porti
Da Libri e Sermoni Biblici.
(Creata pagina con '{{info|Hope Beyond the Heavy Burdens You Carry}}<br> Le benedizioni di Dio in questa vita arrivano spesso insieme a grossi carichi. Cresciamo e ci prendiamo cura dei più gio...')
Versione corrente delle 20:29, 3 mar 2016
Di Paul Maxwell su Amare gli Altri
Traduzione di Isabella Intelisano
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Le benedizioni di Dio in questa vita arrivano spesso insieme a grossi carichi.
Cresciamo e ci prendiamo cura dei più giovani. Ogni stagione, ogni mese, ogni singolo giorno che passa abbiamo qualche responsabilità in più. Le nostre amicizie, i nostri compiti nella chiesa, nelle nostre case, il nostro lavoro, i nostri figli, le nostre spose.. portiamo tutto sulle spalle. Siamo profondamente coinvolti in essi. I nostri sentimenti più intimi sono vincolati a coloro di cui ci prendiamo cura, tuttavia anche loro dipendono da noi.
“Un figlio stolto è una grande sciagura per suo padre, e le risse di una moglie sono il gocciolare continuo di un tetto.. Chi ha generato un saggio, ne avrà gioia.” (Proverbi 19:13; 23:24)
Siamo intessuti in un’unica stoffa, un unico spazio – insieme a coloro che amiamo, con coloro con i quali ci affatichiamo – in cui Dio dimora e opera: “In lui voi pure entrate a far parte dell'edificio che ha da servire come dimora a Dio per mezzo dello Spirito” (Efesini 2:22).
I nostri compiti collegano e raccolgono il numero di coloro che hanno bisogno di noi – per dotare, per confortare, per dare spazio, per avvicinarci, per essere obbedienti, per parlare, per trattenere le nostre lingue, per proteggere, per lasciare andare, per provvedere alle spese mediche, per comprare regali, per perdonare gli errori. E non se ne vede la fine. Non c’è una data da agognare, nemmeno in pensione, nella quale il mondo dirà “Hai dato abbastanza”.
Mentre ci prendiamo cura di sempre più persone, siamo tentati di costruire un tempio per noi stessi. Tempo fa abbiamo proclamato a coloro che facevano affidamento su di noi “Cristo Gesù stesso [è] la pietra angolare” (Efesini 2:20). Ma più passava il tempo, con la pressione che cresceva giorno per giorno, abbiamo avuto l’impressione di essere noi stessi la pietra angolare. Sentiamo che il peso di coloro che sono attorno a noi si accumula sulle nostre spalle, non su quelle del nostro Gesù.
Sentiamo il peso delle nostre famiglie, le nostre chiese, le nostre relazioni, come un bilanciere del dovere caricato con pesi di determinati obblighi, che fanno curvare le nostre spine dorsali fino al punto di rottura. Il peso e le conseguenze del limite di sopportazione che si sgretola scricchiolando sulla nostra forza. E, dopo un po’avvertiamo il compito della divina perfezione che ci tenta – e vorremmo arrenderci, se fosse possibile. Sappiamo che coloro di cui ci prendiamo cura sono doni di Dio. Ancora, sempre di più, ci pare di correre intorno alla pista con la spia del carburante accesa.
La vita dedicata agli altri
Sarebbe ingenuo pregare per tornare alla gioventù – disinteressati, liberi, senza responsabilità; senza fardelli né tormenti. “Giovani, vi scrivo perché avete vinto il maligno.” (1 Giovanni 2:13) Questa impresa sembra non aver mai fine, persino per coloro che sono già anziani.
Ma Dio, comprensivo nella sua compassione e amico intimo nella sua saggezza, ci offre grazia con la sua conoscenza dei nostri sentimenti sopraffatti: persino “i giovani si affaticano e si stancano; i più forti vacillano e cadono; ma quelli che sperano nel Signore acquistano nuove forze”. (Isaia 40:30-31) Ma che vuol dire? E’ il solito rifiuto dello sfinimento? E’ solo Dio che ci da un altro compito – la fede – che deve stare in cima al cumulo delle responsabilità, i carichi e le aspettative di chi ci sta intorno? “Sei sfinito? Credi che Dio è abbastanza”. No. Non è un’ulteriore richiesta:
“Subito dopo la tribolazione di quei giorni, il sole si oscurerà, la luna non darà più il suo splendore, le stelle cadranno dal cielo e le potenze dei cieli saranno scrollate. Allora apparirà nel cielo il segno del Figlio dell'uomo; e allora tutte le tribù della terra faranno cordoglio e vedranno il Figlio dell'uomo venire sulle nuvole del cielo con gran potenza e gloria. E manderà i suoi angeli con gran suono di tromba per riunire i suoi eletti dai quattro venti, da un capo all'altro dei cieli.” (Matteo 24:29-31)
Le tribù della terra – i capitani di industria, i materialisti, gli egoisti, gli accusatori del prossimo, gli indulgenti, i lupi, gli sfruttatori dei servi – piangeranno, perché il Gran Pastore è venuto per radunare i suoi eletti, a chiamare per nome coloro che sono stati fedeli, a raccogliere i suoi frutti. Egli porta con sé grande gioia agli esausti, a coloro che hanno speso le loro vite per gli altri nel Suo nome.
Questi non sono semplicemente versi complicati sulla fine dei tempi – questo è Gesù che si rivolta nel capitolo finale della vostra vita e dice a voi, i servi sfiniti e inarrestabili, “sto per distruggere questo schermo di proiezione terreno che ipnotizza così facilmente i fedeli con visioni di glorie minori”.
Un “giorno del riposo” in arrivo per i Servi
La venuta del Figlio dell’Uomo è unica non perché Gesù fa qualcosa di diverso da quello che fa ogni giorno, ma perché rende manifesto a tutti ciò che ha già fatto ogni giorno – spalancando le porte cosmiche dell’universo nelle nostre vite per salvarci dagli incarichi inutili e rivelare la bellezza del nostro servizio giornaliero che si è sbiadito e impoverito nel nostro affaticamento.
“Imparate dal fico questa similitudine: quando già i suoi rami si fanno teneri e mettono le foglie, voi sapete che l'estate è vicina. Così anche voi, quando vedrete tutte queste cose, sappiate che egli è vicino, proprio alle porte” (Matteo 24:32–33)
Ai non più giovani, alle teste grigie, a chi i capelli li sta perdendo, a chi sta mettendo le rughe, ai chi stacca assegni, a chi impila le sedie, a chi intercede, ai genitori, ai genitori adottivi, ai genitori che adottano, agli amici che perdonano, agli esecutori di incarichi ingrati, gli ultimi giorni si stanno compiendo nelle vostre vite oggi.
“La nostra cittadinanza è nei cieli, da dove aspettiamo anche il Salvatore, Gesù Cristo, il Signore” ( Filippesi 3:20). E fino a quel giorno, non ci stancheremo di fare “del bene a tutti; ma [non] specialmente ai fratelli in fede” (Galati 6:10).
Quel giorno, quando Gesù tornerà, mostrerà a tutti che le vostre opere nel suo nome non sono state in vano, a lode della sua gloria, per la quale voi vi affaticate: “infatti per questo fatichiamo e combattiamo: abbiamo riposto la nostra speranza nel Dio vivente, che è il Salvatore di tutti gli uomini, soprattutto dei credenti.” (1 Timoteo 4:10). Ogni sacrificio ti sarà ripagato appieno (Luca 14:14: “Il contraccambio ti sarà reso alla risurrezione dei giusti”).
Quando la vita ci richiede di sforzarci di più, di proteggere con più attenzione, di donare con più liberalità, di spendere energie indisponibili, di portare a termine compiti impossibili, Dio ci offre il suo amore fortificante, il suo interessamento delicato, la sua sovranità ispiratrice.
Non siamo soli quando portiamo i fardelli di quelli che ci stanno intorno, perché Dio ci sostiene gioiosamente con lui ogni giorno con ciò che ci serve esattamente – la sua grazia sostentatrice, più che mai nei giorni in cui non la sentiamo. Quando Cristo tornerà saremo testimoni di un pianto globale tra chi ha sconsideratamente gettato via l’offerta gratuita della grazia di Cristo nella sua vita. E i servi invisibili fedeli e generosi finalmente riposeranno.