In Difesa dell’Ira del Padre Mio
Da Libri e Sermoni Biblici.
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Versione corrente delle 20:39, 17 feb 2016
Di John Piper
su Ira di Dio
Una parte della serie Taste & See
Traduzione di Isabella Intelisano
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Ci sono poteri intellettuali al lavoro dentro e fuori la chiesa che mi fanno bramare di difendere l’ira del Padre mio che era su di me prima che mi adottasse. Dio non ha bisogno della mia difesa, ma credo che ne trarrebbe onore. Lui stesso ci ha comandato “Onora tuo padre” (Esodo 20:12).
Scrivo questo da Cambridge, in Inghilterra, e la mia indignazione per l’attacco a mio Padre è inglese di nascita. La calunnia di cui parlo è di un famoso scrittore britannico e si trova nel seguente paragrafo:
- Il fatto è che la croce non è una forma di cosmico sopruso nei confronti di un figlio – un padre vendicativo che punisce suo Figlio per una trasgressione che non ha nemmeno commesso. Comprensibilmente, sia le persone dentro la chiesa che quelle al di fuori hanno trovato questa versione contorta degli eventi non solo moralmente dubbia, ma anche un’enorme ostacolo alla fede. Più in profondità, tuttavia, c’è che un simile concetto è in totale contraddizione all’affermazione “Dio è amore”. Se la croce è un atto personale di violenza perpetrato da Dio nei confronti del genere umano ma addossato a suo Figlio, allora diventa una beffa all’insegnamento di Gesù stesso di amare i propri nemici e di rifiutare di rispondere al male con altro male (Steve Chalke e Alan Mann, The Lost Message of Jesus, [Grand Rapids, MI: Zondervan, 2003], pp. 182-183).
Ciò è scioccante dato che proviene da uno che si professa cristiano. In favore del Padre mio che è nei cieli vorrei portare testimonianza alla verità, cioè che prima che mi adottasse, la sua ira terribile era su di me. Gesù disse “Chi crede nel Figlio ha vita eterna, chi invece rifiuta …l'ira di Dio rimane su di lui» (Giovanni 3:36). L’ira rimane su di noi finché non c’è fede in Gesù. Paolo la spiega così: Noi “eravamo per natura figli d'ira, come gli altri” (Efesini 2:3). Era proprio a causa della mia natura che meritavo l'ira di Dio.
Il mio destino era quello di soffrire “in un fuoco fiammeggiante” istituito “per far vendetta di coloro … che non ubbidiscono al vangelo del nostro Signore Gesù” ...[i quali] “saranno puniti di eterna rovina” (2 Tessalonicesi 1:8-9). Io non ero un figlio di Dio. Dio non era mio Padre. Lui era il mio giudice e carnefice. Io ero un figlio della disobbedienza, “figlio dell’ira” (Efesini 2:2). Io ero morto nelle mie colpe e nei miei peccati. E la sentenza del mio Giudice era chiara e tremenda: “è per queste cose che all'ira di Dio viene sugli uomini ribelli” (Efesini 5:6).
C’era solo una speranza per me - che l’infinita saggezza di Dio facesse una via affinché il Suo amore appagasse l'ira e io potessi diventare Figlio di Dio.
Ciò è esattamente quello che è successo, ed è ciò che celebrerò per sempre. Dopo aver detto “io ero per natura figlio d’ira”, Paolo dice “ma Dio, che è ricco in misericordia, per il grande amore con cui ci ha amati, anche quando eravamo morti nei peccati, ci ha vivificati con Cristo” (Efesini 2:4-5). “Ma quando giunse la pienezza del tempo, Dio mandò suo Figlio…per riscattare quelli che erano sotto la legge, affinché noi ricevessimo l'adozione” (Galati 4:4-5). Dio ha mandato Suo Figlio per salvare me dalla sua ira e farmi suo figlio.
Come ha fatto? Lo ha fatto nel modo che Steve Chalke chiama calunniosamente “un cosmico sopruso nei confronti di un figlio”. Il Figlio di Dio ha subìto la maledizione di Dio al posto mio. “Cristo ci ha riscattati dalla maledizione della legge, essendo divenuto maledizione per noi - poiché sta scritto: «Maledetto chiunque è appeso al legno»” (Galati 3:13). Se le persone nel ventunesimo secolo trovano questo grandioso atto d’amore “moralmente dubbio e un’enorme ostacolo alla fede”, non era sicuramente diverso ai giorni di Paolo. “Noi predichiamo Cristo crocifisso, che per i Giudei è scandalo, e per gli stranieri pazzia” (1 Corinzi 1:23).
Ma per coloro che sono chiamati da Dio e credono in Gesù questa è “potenza di Dio e sapienza di Dio” (1 Corinzi 1:24). Questa è la mia vita. Questo è l’unico modo in cui Dio è potuto diventare mio Padre. Ed ora che la sua ira non è più su di me (Giovanni 3:36), lui ha mandato lo “Spirito di adozione, mediante il quale gridiamo: «Abbà! Padre!” (Romani 8:15). Perciò prego: “Padre celeste, che io possa ringraziarti con tutto il cuore e che possa misurare il tuo amore per me in base alla grandezza dell’ira che meritavo e la meraviglia della tua grazia che ha messo Cristo al mio posto”.