L’Eccelso il cui nome è santo

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Versione corrente delle 19:24, 23 lug 2015

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Di John Piper su Gloria di Dio
Una parte della serie Hallowed be Thy Name: Eight Sermons on the Names of God

Traduzione di Marzia Nicole Bucca

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Isaia 57:14-21

Si dirà: "Spianate, spianate, preparate la via, rimuovete gli ostacoli sulla via del mio popolo." Poiché così parla l'Alto e l'Eccelso, che ha una sede eterna e il cui nome è santo: "In un luogo eccelso e santo io dimoro, ma sono anche con gli oppressi e gli umiliati, per ravvivare lo spirito degli umili e rianimare il cuore degli oppressi. Poiché io non voglio discutere sempre, né per sempre essere adirato; altrimenti davanti a me verrebbe meno lo spirito e l'alito vitale che ho creato. Per l'iniquità dei suoi guadagni mi sono adirato, l'ho percosso, mi sono nascosto e sdegnato; eppure egli, voltandosi, se n'è andato per le strade del suo cuore. Ho visto le sue vie, ma voglio sanarlo, guidarlo e offrirgli consolazioni. E ai suoi afflitti io pongo sulle labbra: Pace, pace ai lontani e ai vicini, dice il Signore, io li guarirò. Gli empi sono come un mare agitato che non può calmarsi e le cui acque portan su melma e fango. Non v'è pace per gli empi, dice il mio Dio."

Per capire questo brano nella sua corretta correlazione con quello precedente bisogna ritornare al versetto 56:9.

Indice

La corruzione d’Israele

Nel versetto 56:9 Isaia inizia descrivendo la corruzione d’Israele e racconta, versetti 56:9–12, come i capi d’Israele siano stati totalmente incapaci di prendersi cura di questo popolo. Il versetto 11 ad esempio dice:

Ma tali cani avidi, che non sanno saziarsi, sono i pastori incapaci di comprendere. Ognuno segue la sua via, ognuno bada al proprio interesse, senza eccezione.

Continua poi ai versetti 57:1–13 descrivendo cosa ne è di un popolo i cui hanno preso una cattiva strada. Versetti 1–2: i giusti periscono e sono portati via. Versetti 3–4: abbondano l’adulterio, la magia e la crudeltà. Versetto 5a: vengono introdotti dalle regioni cananaiche i riti della fertilità e della sessualità. Versetto 5b: si sacrificano bambini (come nel Secondo Libro dei Re 21:6 in cui si narra di Manàsse che sacrificò suo figlio e praticò la divinazione, istituì i negromanti e gli indovini). Versetti 6–13a: lunga descrizione dell’idolatria. Ecco come il popolo d’Israele ripagava Dio in quei giorni, Lui che si era dimostrato misericordioso verso di loro fin dai giorni di Abramo, Mosè e Davide.

Eppure anche alla fine di questo paragrafo (57:13) Dio offre speranza a tutti coloro i quali cercheranno rifugio in Lui invece di ricercare il piacere nella violenza, nell’adulterio, nella magia o nel maltrattamento dei bambini: "Chi invece confida in me possederà la terra, erediterà il mio santo monte."

La risposta di Dio alla ribellione del popolo d’Israele

ci riporta al nostro brano del Libro d’Isaia, versi 57:14–21. Qui troviamo la risposta che Dio dà ad Israele dal cuore di pietra per la sua ribellione, corruzione e idolatria. Iniziamo prendendo un versetto alla volta per capire il flusso di questo pensiero; rileggiamo poi tutto il brano e assimiliamolo insieme.

Tanti uomini e tante donne si rivolgeranno a Dio

Versetto 14: "Si dirà: 'Spianate, spianate, preparate la via, rimuovete gli ostacoli sulla via del mio popolo.'" (Confronta 40:3–4; 62:10.) Questo è il modo in cui Dio ci dice: ci saranno tanti uomini e tante donne che si rivolgeranno a me; preparatevi. Tracciate la via, per così dire. Rimuovete macigni e alberi caduti, riempite i canali. Preparatevi al ritorno del mio popolo. Non sono solo pochi individui a trovare rifugio presso Dio. Si tratta di una grande inversione di marcia, del movimento di un popolo: "Rimuovete gli ostacoli sulla via del mio popolo!"

Dio si abbassa a vivere con gli umili

Versetto 15: "Poiché così parla l'Alto e l'Eccelso, che ha una sede eterna e il cui nome è santo: 'In un luogo eccelso e santo io dimoro, ma sono anche con gli oppressi e gli umiliati, per ravvivare lo spirito degli umili e rianimare il cuore degli oppressi.'" È possibile sperare ciò che viene detto al versetto 14—che i ribelli vogliano tornare—perché, nonostante la santità divina sia irraggiungibile per l’uomo, Dio si degna di abbassarsi al nostro livello, a vivere con gli oppressi e gli umiliati e quando Egli vivrà con gli uomini il loro spirito sarà ravvivato. Essi torneranno oppressi ed umiliati dai loro peccati e Dio andrà loro incontro e darà loro nuove prospettive di vita— per l’eternità.

Dio non rimarrà per sempre adirato con il suo popolo

Versetto 16: "Poiché io non voglio discutere sempre, né per sempre essere adirato; poiché da me procede lo spirito [Nuova Bibbia Standard Americana : davanti a me lo spirito verrebbe meno] e ho creato l’alito vitale." Un’altro motivo per sperare che Dio accolga e dimori con chi vuole riconciliarsi con Lui è la promessa che Dio non rimarrà per sempre adirato con loro. Egli ha creato Israele per la sua gloria (43:7) e conosce i loro limiti. Egli non li sterminerà. Le sue argomentazioni contro di loro non finiranno con una condanna totale. Dio troverà un modo per assolverli — non solamente di ritirare le accuse.

Dio non è ingenuo

Versetto 17: "Per l'iniquità dei suoi guadagni mi sono adirato, l'ho percosso, mi sono nascosto e sdegnato; eppure egli, voltandosi, se n'è andato per le strade del suo cuore." Questo versetto ha l’effetto di mettere in evidenza la salvezza che viene prima e dopo. Ci ricorda che Dio non è ingenuo e non guarda agli uomini in modo tutto rose e fiori. Egli è consapevole del fatto che il suo popolo, nonostante i suoi avvertimenti e le sue punizioni, abbia continuato ad allontanarsi da Lui. È una cosa terribile l’essere colpiti da Dio perché si è fatto orgogliosamente di testa propria e poi rialzarsi e continuare a fare esattamente come prima. Questo è quello che fa Israele al versetto 17, il che rende il versetto 18 ancora più stupefacente.

Dio guarirà con l’umiltà (la speranza della nuova Alleanza)

Versetto 18: "Ho visto le sue vie, ma voglio sanarlo, guidarlo e offrirgli consolazioni. E ai suoi afflitti io pongo sulle labbra: [NBSA: Lo guiderò e offrirò consolazione a lui e ai sui afflitti, creando la lode delle labbra]." Nonostante la gravità del loro male e della loro ostinatezza, Dio li guarirà. Come? Il versetto 15 dice che Dio dimorerà con gli oppressi e gli umiliati. Eppure le persone del versetto 17 continuano sfacciatamente a fare di testa propria. Come potrà avvenire questa guarigione?

Avverrà in un solo modo. Dio li guarirà umiliandoli. Egli curerà il malato distruggendone l’orgoglio. Se solo gli oppressi e gli umiliati godono della compagnia di Dio (v. 15), se la malattia d’Israele è la sua ribellione orgogliosa e sfacciata (v. 17) e Dio promette la guarigione (v. 18), allora questa guarigione dovrà avvenire attraverso l’umiliazione e la cura sarà uno spirito affranto.

Non è forse questo il modo in cui Isaia profetizza quello che Geremia aveva definito ‘nuova alleanza’ ed Ezechiele ‘cuore nuovo’? Geremia aveva detto: "Ecco verranno giorni - dice il Signore - nei quali io concluderò una alleanza nuova con la casa di Israele. . . Porrò la mia legge nel loro animo, la scriverò sul loro cuore. Allora io sarò il loro Dio ed essi il mio popolo " (31:31, 33).

Ezechiele dice: "Vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne. Porrò il mio spirito dentro di voi e vi farò vivere secondo i miei statuti."

Isaia, Geremia ed Ezechiele avevano tutti profetizzato un tempo a venire in cui un popolo malato, disobbediente e dal cuore di pietra sarebbe cambiato grazie ad un intervento soprannaturale. Isaia parla di guarigione, Geremia parla di scrittura della legge nei loro cuori ed Ezechiele dice che sarà dato loro un nuovo cuore di carne, ma è della medesima salvezza che prevedono i tre profeti. Dunque la guarigione di Isaia 57:18 è un importante trapianto di cuore—quel cuore vecchio, indurito, orgoglioso, sfacciato viene estratto e sostituito con un cuore nuovo e tenero, che è facilmente umiliato e affranto dal ricordo del peccato e dal peccato che sussiste. Questo è un cuore con cui l’Eccelso, il cui nome è santo, può dimorare e al quale può dare la vita.

Pace ai lontani e ai vicini

Versetto 19: "Pace, pace ai lontani e ai vicini, dice il Signore, io li guarirò." Il frutto delle labbra che Dio crea guarendo il cuore umano è un inno di pace. Pace con Dio, pace nel mondo quando la Sua opera sarà compiuta e pace dentro di sé.

Al versetto 19 la parola che più ci conforta è la parola "lontani." "Pace ai lontani." La promessa di questi versetti è rivolta ad Israele—un giorno Dio farà sì che la gente si penta, accetti Gesù Cristo e riceva un cuore nuovo. Quando tutti i Gentili entreranno nel regno, Dio abolirà l’empietà di Giacobbe e attirerà il popolo d’Israele nella chiesa cristiana per salvarlo. (Lettera ai Romani 11:24f.).

Ma dove siamo noi Gentili in questo brano? Noi siamo nella parola "lontani." La profezia non riguarda soltanto Israele, vale anche per tutti quelli che sono lontani—i Gentili, le nazioni. Nella Lettera agli Efesini 2:17 Paolo fa riferimento a questo versetto e dice: "Cristo è venuto perciò ad annunziare pace a voi che eravate lontani e pace a coloro che erano vicini . . . Così dunque voi [Gentili] non siete più stranieri né ospiti, ma siete concittadini dei santi e familiari di Dio."

L’adempimento della nuova alleanza di Geremia, il cuore nuovo di Ezechiele e la guarigione di Isaia avvengono tramite Gesù Cristo. Cristo è colui il quale spiana la strada al grande ritorno a Dio. (57:14). Cristo è colui attraverso cui l’Eccelso, il cui nome è santo, viene a dimorare con gli oppressi e gli umiliati (57:15). La morte di Cristo è il motivo per cui Dio può assolvere un popolo colpevole senza ritirare le accuse (57:16). È per le sue piaghe che siamo stati guariti (57:18). Cristo è la nostra riappacificazione con Dio (57:19). Tutto ciò che abbiamo sperato in questo brano meraviglioso ci viene offerto—anche a noi Gentili—in Gesù Cristo. Possiamo leggerlo come una personale offerta di speranza rivolta a chi di noi accetterà di essere guarito tramite l’umiliazione e di essere curato tramite l’afflizione dello spirito.

L’Eccelso che dimora con gli umiliati

Concentriamoci adesso su una delle verità contenute nel brano e riflettiamo. Se vi domandaste ‘Qual’è il più grande beneficio dell’essere guariti da Dio?’ , la risposta sarebbe: che l’Eccelso il cui nome è Santo dimorerà con voi e vi darà la vita (v. 15). Il contrario è rappresentato dal versetto 17 in cui Dio, adirato, volge lo sguardo altrove. Dunque avere Dio con noi e non contro di noi rappresenta la salute. Questa è la cosa più bella del mondo: vivere nei secoli dei secoli con la presenza donatrice di vita dell’Eccelso il cui nome è Santo.

Dunque vorrei che ci soffermassimo su questa verità contenuta nel versetto 15: L’Eccelso il cui nome è Santo dimora con i santi oppressi ed umiliati.

Ci sono tre punti che desidero esaminare che riguardano questa verità e c’è anche una storia che voglio narrarvi per illustrare questi tre punti.

  1. È sorprendente che l’Eccelso il cui nome è Santo dimori con i santi oppressi ed umiliati.
  2. Non è un compromesso il fatto che l’Eccelso il cui nome è Santo dimori con i santi oppressi ed umiliati.
  3. La guarigione avviene quando l’Eccelso il cui nome è Santo dimora con i santi oppressi ed umiliati.

Ed ora il racconto!

Il re buono e la donna umiliata e affranta

C’era una volta un paese dove un popolo era governato da un re talmente saggio, potente e inflessibile che nessuno dei suoi sudditi poteva avvicinarglisi—almeno non nel modo in cui si potrebbe fare oggi.

Il palazzo del re si ergeva imponente sulla Montagna Bianca e, all’interno del palazzo, il suo trono era molto alto. Enormi creature alate circondavano la montagna ed il palazzo sembrava fluttuasse su una nuvola di fuoco.

Gli abitanti del paese erano molto risentiti dall’autorità del re e non mostravano alcun rispetto né per il suo potere né per la sua saggezza. Non era stato sempre così. I primi abitanti del regno avevano avuto timore del re e si erano stupiti che questi impiegasse tutto quel suo potere, saggezza e ricchezze per fare del bene ai suoi sudditi. Sembrava che il re superasse se stesso per dimostrare la sua bontà.

Ad un tratto però, per qualche strana e oscura ragione, i sudditi iniziarono a risentirsi dell’ imponenza del loro re. All’improvviso non importava più che le sue leggi fossero giuste; ciò che importava era che si trattava di leggi. E così gli abitanti, che avevano iniziato ad odiare il fatto di sentirsi dire cosa fare, si ribellarono, decisero di governarsi da soli e nominarono i loro capi. E le cose iniziarono ad andare molto male.

Poi accadde qualcosa d’inaspettato. Nel villaggio più ribelle si sparse la voce che il re aveva lasciato il suo trono eccelso e che, attraversata la nuvola di fuoco, si stava dirigendo verso la Valle delle Ombre. Difatti quella sera ai confini della città, con il suo manto blu e due occhi di fuoco apparve il re in sella al suo cavallo e lungo la valle, schierati a perdita d’occhio, uno stuolo di soldati della Montagna Bianca.

Gli abitanti del villaggio sapevano che sarebbe bastato un cenno da parte del re e sarebbero stati sterminati. Si fecero piccoli piccoli, digrignavano i denti e tremavano. Ma il re non diede nessun comando. Scese dal cavallo e s’incamminò per una via secondaria come chi conosce bene il villaggio. Si fermò davanti alla casa di una vecchia vedova e bussò. Quando la vedova aprì la porta rimase a bocca aperta e iniziò a piangere. Il re entrò e chiuse la porta. I due parlarono fino a notte fonda. La donna gli offrì del cibo e gli diede un materasso di paglia per dormire. Il mattino seguente il re non c’era più, ma sul tavolo aveva lasciato uno scrigno di velluto.

Scomparso il re, gli abitanti del villaggio furono colti da stupore. Perché era venuto? E perché si era fermato da quella donna poi! Suo marito era stato ucciso per aver innalzato una torre come segno di rivolta contro il re e lei stessa aveva partecipato a quei rituali sessuali che il re detestava. La donna poi, una volta rimasta vedova, aveva sposato la causa del marito e partecipato attivamente alla resistenza civile. Solo da poco aveva smesso di andare alle assemblee di protesta.

Eppure il re era venuto e aveva dimorato nella casa di quella vecchia donna. Questo era davvero sorprendente. Era sorprendente che l’Eccelso il cui nome è Santo avesse dimorato, non solo con uno dei suoi sudditi, ma con uno dei suoi antichi cospiratori.

Sorprendente, certo, ma non compromettente. Non molto tempo prima questa vecchia, che così a lungo si era opposta all’autorità del re e aveva fatto tutto quel che poteva per sbandierare la sua ribellione, aveva trovato negli archivi della biblioteca cittadina un’antica copia degli editti del re. L’aveva portata a casa e aveva iniziato a leggerla. Durante la lettura si mise a piangere. Per giorni e giorni lesse e continuò a piangere. All’inizio leggeva seduta comodamente su una sedia, ma terminò la lettura per terra, piegata, tremante e piangente.

Gli editti del re erano giusti. I suoi programmi e propositi per quella terra erano gloriosi e sicuri e la vecchia ,per la prima volta, si rese conto che la vera libertà e la vera pienezza non provenivano dal portare a compimento i suoi miseri propositi di ribellione contro il re, ma dall’accettare il ruolo meraviglioso che Lui aveva pianificato per lei.

La donna si sentì affranta e umiliata. Da quel giorno decise che, se il re l’avesse accolta, si sarebbe affidata a lui. Così quando il re andò a casa sua, egli non entrò nella dimora di una ribelle. Entrò nella casa di una persona che, con un cuore spezzato e uno spirito contrito, onorava il suo trono. Dunque la visita non era per il re uno scendere a compromessi, perché l’orgoglio della padrona di casa era stato spezzato. Per l’Eccelso il cui nome è Santo non è un compromesso dimorare con i santi oppressi ed umiliati.

La donna si sedette continuando a fissare quel piccolo scrigno di velluto. A lei tuttavia non sembrava piccolo. All’inizio aveva avuto la tentazione di inchinarsi davanti a quell’oggetto, le tremavano le mani, perché neppure l’aver ricevuto una visita del re l’aveva resa arrogante. Poi lentamente aprì lo scrigno e all’interno vi trovò un delicato anello d’oro e un biglietto scritto di suo pugno dal re. La donna prese il biglietto e lo lesse tra sé e sé:

Con quest’anello io cancello ogni peccato
E guarisco da ogni ferita.
Colei che indossa l’anello reale
Diverrà figlia del re.