Dio non ha risparmiato il proprio figlio
Da Libri e Sermoni Biblici.
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Versione delle 22:12, 15 dic 2011
Di John Piper
su l'Amore di Dio
Una parte della serie Romans: The Greatest Letter Ever Written
Traduzione di Valeria Mandolei
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Romani 8: 28-32
28Del resto, noi sappiamo che tutto concorre al bene di coloro che amano Dio, che sono stati chiamati secondo il suo disegno. 29Poiché quelli che egli da sempre ha conosciuto li ha anche predestinati ad essere conformi all'immagine del Figlio suo, perché egli sia il primogenito tra molti fratelli; 30quelli poi che ha predestinati li ha anche chiamati; quelli che ha chiamati li ha anche giustificati; quelli che ha giustificati li ha anche glorificati. 31Che diremo dunque in proposito? Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? 32Egli che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per tutti noi, come non ci donerà ogni cosa insieme con lui?
Alcune verità ci lasciano quasi senza parole. Romani 8: 28-30 ha lasciato Paolo quasi senza parole. Tutto concorre al nostro bene: è Dio che provvede a questo, perché lui ci conosce da sempre, ci ha predestinato alla gloria di Cristo, ci ha chiamato quando eravamo persi nelle colpe e nel peccato, ci ha giustificato con la sua grazia tramite la sola fede, ed ora ci glorifica, poco a poco, fino a quando arriverà il giorno della sua venuta, che consumeremo con un corpo come quello glorioso di Cristo risorto.
Tutto questo lascia Paolo quasi senza parole. Quasi. Egli dice “Che diremo dunque in proposito?”. In queste parole vedo due messaggi per noi e per Paolo. Il primo: “È difficile per noi trovare le parole per descrivere queste grandi cose”. E il secondo: “Dobbiamo trovare le parole per descrivere queste grandi cose”. Quando Paolo si chiede “Che diremo dunque in proposito?”, credo che la risposta sia: dobbiamo dirlo di nuovo e in maniera diversa. Dobbiamo trovare parole diverse e ripeterlo. E questo è proprio ciò che fa con la frase “Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi?”. È ciò che Paolo ha sempre detto, ma ora deve dirlo in modo diverso.
E lo stesso vale per noi. Anche se abbiamo condiviso tante volte il glorioso Vangelo, con un bambino o un genitore o un amico, dobbiamo farlo di nuovo, con parole diverse. Dobbiamo scrivere un'altra e-mail, dettare un'altra lettera, insegnare un'altra lezione, apporre un'altra targa, scrivere un'altra poesia, cantare un'altra canzone, pronunciare un'altra frase sulla gloria di Cristo al capezzale di un padre morente. “Che diremo dunque in proposito?”. Dobbiamo ripetere queste parole in modo diverso, continuamente, fino alla morte e poi per l'eternità. Ci sarà sempre un modo nuovo e degno per parlare della Sua gloria.
Dio è per noi
Come lo ripete Paolo nel versetto 31? Dice “Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi?”. Vuole riassumere quanto accaduto fino a quel momento: Dio è per noi, quindi nessuno può essere contro di noi. Dio ci ha sempre conosciuto nell'amore, ci ha predestinati ad essere suoi figli, ci ha salvati dalla morte, ci ha dichiarati giusti e lavora su di noi, un gradino per volta, nella gloria, fino ad arrivare al grande e gioioso giorno di Cristo. Come possiamo ripeterlo? Diremo “Dio è per noi”.
Quanto sono preziose queste due parole, “per noi”! Nell'Universo non ci sono parole più spaventose di “Dio è contro di noi”. Se l'ira infinitamente potente fosse contro di noi, l'annichilazione sarebbe un dolce regalo della Grazia. Ed è per questo che chi cerca di convincerci che il giudizio significa annichilazione si sbaglia. L'annichilazione dovuta all'ira di Dio non è un giudizio, ma piuttosto è una liberazione e un sollievo (vedi Rivelazione 6:16). No. Non c'è nessuna annichilazione degli esseri umani. Vivremo per sempre, che Dio sia con noi o che sia contro di noi. E tutti coloro che sono con Cristo possono dirlo, con una gioia quasi (!) indescrivibile: “Dio è con noi”. È dalla nostra parte.
“Non c'è dunque più nessuna condanna per quelli che sono in Cristo Gesù” (Romani 8:1). Dio è totalmente per noi, mai contro di noi. La malattia non è mai una condanna di un giudice. Una macchina o un oggetto che si rompono non sono una punizione di Dio. Un litigio coniugale non è un segno della sua ira. Se perdiamo il lavoro, non è una punizione per i nostri peccati. Un figlio ribelle non è una frustata punitiva di Dio. No, non se siamo in Cristo. Dio è per noi e non contro. Dentro e tramite tutte le cose, nelle gioie e nei dolori.
Chi è contro di noi?
Quindi, per dirlo con altre parole, “chi è contro di noi?”. Siamo ancora al versetto 31: “Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi?”. La risposta che Paolo si aspetta, nel farsi questa domanda, è: “Nessuno può essere contro di noi”. E la nostra reazione, generalmente, è “Davvero?”. Cosa significa questo? Il versetto 35 ci dice che non ci saranno tribolazioni, angoscia, persecuzione o spada. Il versetto 36 ci dice che i Cristiani vengono uccisi ogni giorno e contati, come se fossero pecore da sgozzare. È stato Paolo a dirlo. Quindi, cosa vuole dire con “chi può essere contro di noi?”. Secondo me significa che nessuno può essere contro di noi e riuscire nel suo intento.
Il diavolo e i peccatori possono farci ammalare, possono rubarci la macchina, possono piantare il seme della discordia nel nostro matrimonio, possono portarci via il lavoro, possono privarci di nostro figlio. Ma il versetto 28 ci dice che Dio fa in modo che tutto concorra al bene di coloro che lo amano. E se, alla fine, fanno il nostro bene, i disegni degli avversari vengono stravolti e il loro intento, quello di essere contro di noi, si trasforma in un beneficio doloroso, che rende più profonda la nostra fede e santifica l'anima, esaltando Cristo. Se Dio è con noi, non ci risparmierà queste cose. “Ma se voi avevate pensato del male contro di me, Dio ha pensato di farlo servire a un bene” (Genesi 50:20; 45:7). Le cose che sono contro di noi in realtà sono disegnate per essere a nostro favore. Nessuno può riuscire nell'intento di essere contro di noi.
Pensate a come questo principio potrebbe influenzare le nostre vite! Se seguissimo questo principio, il mondo non sarebbe com'è: molti infatti adottano un determinato stile di vita perché hanno paura della morte, dei furti, della paura stessa, di perdere il lavoro e di decine di altre cose. Ma ai seguaci di Gesù il Signore dice: “Di tutte queste cose si preoccupano i pagani, voi cercate prima il regno di Dio” (Matteo 6: 32-33). Dio vi darà ciò di cui avete bisogno. E quello che perdete o che vi manca nel regno-ministero dell'amore e del sacrificio e della sofferenza, è tutto per il vostro bene e tornerà a voi, nella maniera disegnata da Dio, moltiplicato per cento.
Quindi affrontate il vostro avversario, diffondete la parola del Vangelo, che vi troviate a Kankan (in Guinea), a Istanbul (in Turchia), a Tentara (in Indonesia) o a Minneapolis (in Minnesota). E diffondetelo anche tra chi vuole prendersi la vostra vita: “Fai quello che devi, ma alla fine tutte le tue parole e le tue ferite non faranno altro che rafforzare la mia fede e aumentare la mia ricompensa, per poi farmi andare in Paradiso, assieme a Gesù Cristo risorto”. Come sarebbe diverso il mondo se tutti credessimo che Dio è con noi e nessuno può essere contro di noi!
La solida logica del Cielo
Che diremo dunque in proposito? Cosa aggiungerà l'apostolo Paolo? Lo ripeterà in una maniera ancora diversa. Lo dirà nella maniera riportata nel versetto 32, che non solo ci promette che gli avversari non usciranno vincitori, ma ci promette anche una generosità infinita, traboccante e totale da parte di Dio; e tutto si basa solidamente sulla morte di suo Figlio per i peccatori. “Egli che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per tutti noi, come non ci donerà ogni cosa insieme con Lui?”.
Una volta ho parlato di “solida logica del Cielo”. Un ragionamento che va dal più grande al più piccolo. Dal difficile al facile. Dall'ostacolo quasi insormontabile all'ostacolo facilmente sormontabile. Non ha risparmiato il proprio Figlio (e questa è la cosa più grande, difficile, l'ostacolo insormontabile verso la nostra salvezza), consegnandolo alla tortura, al disprezzo e alla morte da peccatore. E se tutto ciò è stato possibile, allora le cose minori, quelle più semplici, non potranno che essere fatte: ci ha dato liberamente tutto ciò che Cristo ha ottenuto per noi, tutto! Ecco, la solida logica del Cielo.
Il proprio figlio
Consideriamo tutte le componenti. Prima di tutto l'espressione “il proprio figlio”. Gesù Cristo non era un uomo che Dio ha trovato e ha deciso di adottare perché fosse suo figlio in terra. Gesù Cristo è l'immagine del Padre, pre-esistente (quindi presente da sempre), co-eterna, non-creata e divina, in cui “abita corporalmente tutta la pienezza della divinità” (Colossesi 2: 9). Ricordate che, come affermato in Romani 8: 3, Dio ha “mandando il proprio Figlio in una carne simile a quella del peccato”. Ovvero, il Figlio già esisteva, ancor prima di assumere sembianze umane. Non è un semplice profeta. È Dio, è il Figlio.
Quando nel versetto 32 si dice “il proprio Figlio”, vuol dire che non ce ne sono altri e che lui è infinitamente prezioso per il Padre. Per almeno due volte, quando Gesù era sulla terra, Dio ha detto “Il mio figlio prediletto” (Matteo 3:7,; 17:5). In Colossesi 1:13 Paolo lo chiama “il suo figlio diletto”. Gesù stesso ha raccontato la parabola dei vignaioli omicidi, nella quale i servi vengono picchiati e uccisi quando vanno a raccogliere i frutti per il padrone. Allora Gesù ha detto “Aveva ancora uno, il figlio prediletto”. Un figlio, è tutto ciò che il padre aveva. E lo amava profondamente. E lo ha mandato per noi.
Io ho quattro figli maschi. Nulla è paragonabile all'amore di un padre per il figlio. Non mi fraintendete: amo mia moglie. E mia figlia. E amo mio padre, i fratelli dello staff della chiesa e tutti voi. E non voglio certo dire che l'amore di un padre per un figlio sia migliore di questi. Voglio dire che è diverso, come lo sono tutti. Ma ora vorrei soffermarmi su questo in particolare: nulla è paragonabile all'amore di un padre per il figlio.
Quello che ci vuole dire il versetto 32 è che questo amore di Dio per il suo unico figlio rappresentava un ostacolo grande quanto il monte Everest, che si frapponeva tra lui e la nostra salvezza. Era un ostacolo quasi insormontabile. Mi chiedo se Dio poteva, voleva, andare oltre il legame con suo figlio (un legame affettivo, solido e prezioso, con un figlio amato e ammirato) e consegnarlo alle bugie, ai tradimenti, all'abbandono, allo scherno, alla fustigazione, alla violenza e agli sputi, e lasciare che lo crocifiggessero e lo trafiggessero con una spada, come fosse un animale al macello. Lo avrebbe veramente fatto? Avrebbe davvero consegnato il Figlio diletto? Se lo avesse fatto, allora l'obiettivo sarebbe stato sicuramente raggiunto. Se l'ostacolo fosse stato superato, nel nome del suo bene, ogni ostacolo sarebbe stato superato.
Lo ha fatto? La risposta di Paolo è sì, e ce lo ha detto in termini negativi e positivi: “Non lo ha risparmiato, ma anzi lo ha consegnato”. Nelle parole “non lo ha risparmiato” cogliamo l'immensità della difficoltà e dell'ostacolo. Dio non ha tratto piacere dal dolore o dal disonore di suo figlio. È stato infinitamente orribile il modo in cui il Figlio di Dio è stato trattato. In quel momento il peccato ha assunto la forma peggiore. Si è mostrato per quello che è: un attacco a Dio. Tutti i peccati, i nostri peccati, sono un attacco a Dio. Un rifiuto di Dio. Un aggressione dei suoi diritti, della sua verità e della sua bellezza. Ma Dio non ha risparmiato questo trattamento a suo Figlio.
Lo ha consegnato
Anzi, “lo ha consegnato”. Fate attenzione. In questo momento unico quasi tutte le cose importanti e preziose dell'universo sono riunite. Abbiamo l'amore divino per un uomo e l'odio divino per il peccato. La sovranità divina assoluta e il peso eterno della responsabilità e dell'azione morale dell'uomo. La saggezza divina infinita e il potere, riuniti nel momento in cui Dio ha consegnato il proprio Figlio alla morte.
La Bibbia dice che è stato consegnato da Giuda (Marco 3:19), da Ponzio Pilato (Marco 15:15), da Erode e dalle genti e dal popolo di Israele (Atti 2: 27-28) e da noi (1 Corinzi 15:3; Galati 1:4; 1 Pietro 2:24). Dice anche che è stato lo stesso Gesù a consegnarsi (Giovanni 10:17; 19:30). Ma Paolo dà la versione definitiva qui, nel versetto 32. Dentro, dietro, sotto e tramite queste azioni fatte da uomini, Dio consegna suo figlio alla morte. “Dopo che, secondo il prestabilito disegno e la prescienza di Dio, fu consegnato a voi, voi l'avete inchiodato sulla croce per mano di empi e l'avete ucciso” (Atti 2: 23). Dio ha consegnato suo figlio tramite Giuda, Ponzio Pilato, Erode, il popolo di Israele, i soldati gentili, i nostri peccati, e la sottomissione di Gesù. Non è mai accaduto nulla di così grande.
Se allora è vero, cosa succede?
Che diremo, dunque, in proposito? Diremo che “la logica del cielo funziona!” Dio ha consegnato il proprio Figlio, quindi... quindi? La risposta è: con Lui, ci darà sicuramente e liberamente tutte le cose. Se Dio non ha trattenuto suo Figlio, allora non potrà certo trattenere tutte le cose belle destinate a noi. Questo è il messaggio che troviamo al termine del Salmo 84:11 ”[Dio] non rifiuta il bene a chi cammina con rettitudine”. Questa è la promessa che sta alla base di 1 Corinzi 3: 21-23, “Tutto è vostro: Paolo, Apollo, Cefa, il mondo, la vita, la morte, il presente, il futuro: tutto è vostro! Ma voi siete di Cristo e Cristo è di Dio”. Questo è il suggello alla promessa di Efesini 1: 3 “Benedetto sia Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli, in Cristo”. E suggella anche la promessa di Gesù, con queste parole: “Non affannatevi dunque dicendo: Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo? Di tutte queste cose si preoccupano i pagani; il Padre vostro celeste infatti sa che ne avete bisogno. Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta” (Matteo 6: 31-33).
Dato che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha consegnato per tutti noi, con lui ci darà tutte le cose, con assoluta certezza morale. Davvero? Tutte le cose? E allora “la tribolazione, l'angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada” (Romani 8: 35)? La risposta è in questa magnifica citazione di John Flavel, risalente a 350 anni fa:
“Egli che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per tutti noi, come non ci donerà ogni cosa insieme con lui?” (Romani 8: 32). Come possiamo immaginare che Dio, dopo tutto questo, possa tenere per sé le cose, spirituali o temporali, destinate al suo popolo? Come potrà non chiamarle efficacemente, giustificarle liberamente, santificarle pienamente e glorificarle eternamente? Come potrà non vestirle, nutrirle, proteggerle e consegnarle? Sicuramente, se al proprio figlio non ha risparmiato colpi, lacrime, lamenti, sospiri e momenti di mistero, non possiamo pensare che, dopo tutto questo, negherà o non concederà al suo popolo (per il cui bene sono state patite tutte quelle sofferenze) la misericordia o il conforto o il privilegio, spirituali o temporali che siano, tutte cose che concorrono al bene del popolo stesso.
Dio sa sempre cosa è giusto per noi. Se credete che Dio abbia dato il proprio figlio per voi, allora credete in ciò che abbiamo detto ora. E tutta la vita Cristiana è semplicemente il frutto di questa fede. Guardate a Cristo. Guardate all'amore di Cristo. Vivete nell'amore. E non abbiate più paura.