Il lavoro invano

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Versione corrente delle 18:13, 30 ott 2018

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English: On Laboring in Vain

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Di John Piper su Lavoro e Vocazione
Una parte della serie Taste & See

Traduzione di Ihiri Haswani

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Lo scoraggiamento si presenta in molte forme, e quindi, la nostra gamma di armi deve essere variata. Prima che accettassi la chiamata a diventassi pastore di Bethlehem, mio padre mi scrisse e mi raccontò delle numerose insidie del ministero pastorale. Una di queste era lo scoraggiamento profondo che deriva da lunghi periodi che sembrano non dare frutti. Mio padre viaggia di chiesa in chiesa ed ha avuto a che fare con migliaia di pastori. Mi ha raccontato di quanto fossero vicini a gettare la spugna, oppressi dalla mancanza di vita della loro gente e dalla loro stessa disperazione.

Questa è una minaccia non solo per i pastori, ma per tutti i credenti. Tutti noi possiamo essere oppressi dal fatto che il nostro lavoro non abbia alcun valore. Ognuno di noi può essere schiacciato dalla sensazione che gli altri non approvino come facciamo il nostro lavoro. Chi non ha mai sentito la fitta di dolore per aver faticato invano e aver speso le proprie forze per nulla? Quando lo scoraggiamento si presenta in questa forma abbiamo bisogno di un'arma speciale per combattere la lotta della fede.

La settimana scorsa, mentre mi rinfrescavo lo spirito leggendo un grande vecchio libro di Charles Bridges, ho trovato un'arma adatta per tale battaglia. Bridges dice: “La nostra ricompensa è misurata non secondo il “nostro successo”, ma “il nostro lavoro” e, come con il nostro Maestro benedetto, garantita anche nel fallimento del nostro ministero”. Segue citando questo grande passaggio del profeta Isaia, che era stato mandato a predicare a un popolo che Dio sapeva non si sarebbe pentito (Isaia 6:9): “Invano ho faticato, per nulla e inutilmente ho speso la mia forza; certamente però il mio diritto è presso l'Eterno e la mia ricompensa presso il mio DIO” (Isaia 49:4).

Quel verso mi ha colpito nel cuore come un’iniezione di adrenalina. Ho immaginato un vecchio parroco, dal cuore grande, gentile e controllato, che serviva in una piccola chiesa di paese. Era stanco, sfinito e alla fine della sua vita. Era stato fedele per due decenni attraverso ogni crisi, non cedendo mai alla tentazione di abbandonare tutto. Quando un giovane sostituto gli chiese come avesse avuto la resistenza e la forza d’animo per continuare nel ministero per tutti quegli anni, il parroco disse: “Il Signore misura la fedeltà del nostro lavoro, non il nostro successo. Guardo sempre al Signore e non all'uomo”.

La settimana scorsa, mentre prendevo in mano quest’arma, brillava in modo così luminoso che non riuscivo a contenere la mia gioia. Pensai: Che visione! Che speranza! Giungere alla fine della mia vita dopo 30 anni di lavori pastorali e poter dire (con i capelli grigi e pieno di gioia): “Il mio diritto è presso l'Eterno e la mia ricompensa presso il mio DIO”. Per essere un popolo forte nella Parola, “Non siate pigri nello zelo, siate ferventi nello spirito, servite il Signore” (Romani 12:11), a qualunque costo.

Armato di speranza,

Pastore John