Come posso cambiare?/La Lotta contro il Peccato
Da Libri e Sermoni Biblici.
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Nel suo libro intitolato ''Una Nazione di Vittime: Il Declino della Personalità Americana'', l'autore Charles Sykes fa la seguente osservazione: “Negli ultimi cinquant'anni, il trionfo del pensiero terapeutico è stato così intenso da essere spesso dato per scontato; ciò che iniziò con il Dottor Freud è ora merce quotidiana di spettacoli televisivi, è routine nella politica ed è quasi un modo di pensare negli affari di giustizia criminale e nell'etica.” | Nel suo libro intitolato ''Una Nazione di Vittime: Il Declino della Personalità Americana'', l'autore Charles Sykes fa la seguente osservazione: “Negli ultimi cinquant'anni, il trionfo del pensiero terapeutico è stato così intenso da essere spesso dato per scontato; ciò che iniziò con il Dottor Freud è ora merce quotidiana di spettacoli televisivi, è routine nella politica ed è quasi un modo di pensare negli affari di giustizia criminale e nell'etica.” | ||
- | Che abbiate già sentito quest'espressione oppure no, sicuramente siete già stati confrontati al pensiero terapeutico. Fa la sua apparizione in un tribunale quando l'avvocato di un serial killer chiede condiscendenza sulla base del fatto che il suo cliente sia stato abusato regolarmente da un padre alcolizzato. Questa dottrina stipula che la maggior parte di noi è cresciuta in famiglie “disfunzionali”, ed offre quindi una spiegazione ed una scusa tutte pronte per il nostro comportamento. Invece di enfatizzare la responsabilità personale, mette in rilievo il modo in cui siamo affetti psicologicamente dagli altri o dall'ambiente che ci circonda. Il sociologo Dr. James Deese fa notare che la psicoterapia è così radicata nelle attitudini {{LeftInsert|'''Medita su Colossesi 2:8 :''' Come possiamo proteggerci dall'essere tenuti prigionieri?}}moderne degli americani che sarà difficile metterla alla prova.”<br>Può sorprendere il fatto che l'unica istituzione avente a disposizione i migliori mezzi per mettere alla prova la tendenza terapeutica sia proprio quella che ha contribuito di più alla sua popolarità. Sto parlando della Chiesa. Più che esporre gli errori della psicoterapia, la Chiesa americana, nella maggior parte dei casi, l'ha accettata senza critiche... sebbene con alcune ardite eccezioni. Nel suo libro “Etica Medica Religiosa”, il Dottor Franklin Payne commenta : “La psicoterapia, come la psicologia e la psichiatria, deve venir esaminata nel modo più critico e dettagliato possibile dai cristiani evangelisti... Molti cristiani sono più influenzati dai concetti di psicoterapisti laici che dalla Parola di Dio.”<br>{{LeftInsert|“Le frontiere dei cristiani evangelici e carismatici sono libere e le idee psicologiche s'infiltrano facilmente." | + | Che abbiate già sentito quest'espressione oppure no, sicuramente siete già stati confrontati al pensiero terapeutico. Fa la sua apparizione in un tribunale quando l'avvocato di un serial killer chiede condiscendenza sulla base del fatto che il suo cliente sia stato abusato regolarmente da un padre alcolizzato. Questa dottrina stipula che la maggior parte di noi è cresciuta in famiglie “disfunzionali”, ed offre quindi una spiegazione ed una scusa tutte pronte per il nostro comportamento. Invece di enfatizzare la responsabilità personale, mette in rilievo il modo in cui siamo affetti psicologicamente dagli altri o dall'ambiente che ci circonda. Il sociologo Dr. James Deese fa notare che la psicoterapia è così radicata nelle attitudini {{LeftInsert|'''Medita su Colossesi 2:8 :''' Come possiamo proteggerci dall'essere tenuti prigionieri?}} moderne degli americani che sarà difficile metterla alla prova.”<br>Può sorprendere il fatto che l'unica istituzione avente a disposizione i migliori mezzi per mettere alla prova la tendenza terapeutica sia proprio quella che ha contribuito di più alla sua popolarità. Sto parlando della Chiesa. Più che esporre gli errori della psicoterapia, la Chiesa americana, nella maggior parte dei casi, l'ha accettata senza critiche... sebbene con alcune ardite eccezioni. Nel suo libro “Etica Medica Religiosa”, il Dottor Franklin Payne commenta : “La psicoterapia, come la psicologia e la psichiatria, deve venir esaminata nel modo più critico e dettagliato possibile dai cristiani evangelisti... Molti cristiani sono più influenzati dai concetti di psicoterapisti laici che dalla Parola di Dio.”<br>{{LeftInsert|“Le frontiere dei cristiani evangelici e carismatici sono libere e le idee psicologiche s'infiltrano facilmente." |
- | <br>- '''William Kilpatrick'''}}Ho incontrato molti dei cristiani descritti dal Dottor Payne. Non molto tempo fa, mi è stato chiesto di fare un discorso in una chiesa per l'entrata in pensione di una persona. Alla fine dell'intervento, un uomo mi si avvicinò, si presentò e cominciò a parlarmi della sua difficile situazione. Era cresciuto in una famiglia disfunzionale. Era co-dipendente. Soffriva perché privo di autostima. In soli due minuti di conversazione, fece uso di quasi tutte le parole esistenti nel giargone psicologico.<br>Fu un incontro maldestro. Non avevo voglia di contraddirlo e neppure di correggerlo. Non avevo mai incontrato quest'uomo prima di allora e avrei voluto che sapesse della mia {{LeftInsert|Quali avvenimenti della vita di Gesù potrebbero incitare un avvocato ad aderire al 'movimento di recupero'?}} | + | <br>- '''William Kilpatrick'''}}Ho incontrato molti dei cristiani descritti dal Dottor Payne. Non molto tempo fa, mi è stato chiesto di fare un discorso in una chiesa per l'entrata in pensione di una persona. Alla fine dell'intervento, un uomo mi si avvicinò, si presentò e cominciò a parlarmi della sua difficile situazione. Era cresciuto in una famiglia disfunzionale. Era co-dipendente. Soffriva perché privo di autostima. In soli due minuti di conversazione, fece uso di quasi tutte le parole esistenti nel giargone psicologico.<br>Fu un incontro maldestro. Non avevo voglia di contraddirlo e neppure di correggerlo. Non avevo mai incontrato quest'uomo prima di allora e avrei voluto che sapesse della mia preoccupazione ed attenzione nei suoi confronti. {{LeftInsert|Quali avvenimenti della vita di Gesù potrebbero incitare un avvocato ad aderire al 'movimento di recupero'?}}Ma più andava avanti nel suo discorso, più sembrava ovvio che desse per scontato la mia approbazione. Perché? Benché parlasse fluentemente un linguaggio pieno di termini di psicologia, la sua diagnosi ometteva qualsiasi accenno alla parola che inizia con la 'p'...<br>Peccato.<br>Tali omissioni sono purtroppo di norma oggi nella letteratura cristiana popolare e nelle trasmissioni radiofoniche. Cerchiamo una comprensione più profonda di noi stessi (come definito dal movimento di ricupero) piuttosto che una convinzione più profonda del peccato (come definito nella Scrittura). Oggi, ci preoccupiamo di più dei nostri propri bisogni e sentimenti che dal carattere e dai comandi di Dio. Non è sorprendente che non stiamo maturando nel modo inteso da Lui. |
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'''Il nostro maggior problema'''<br>Un secolo fa, J.C.Ryle offriva una spiegazione severa ma semplice delle carenze che osservava nella Chiesa : “Una visione offuscata o indistinta del peccato sta all'origine della maggior parte degli errori, eresie e false dottrine di oggi... Credo che uno dei desideri maggiori della chiesa nel diciannovesimo secolo sia stato, ed è tutt'ora, un insegnamento più chiaro e più completo del peccato”. Se questa descrizione era accurata per la sua generazione, lo è ancor di più oggi.<br>Abbiamo però compiuto un passo in avanti. La dottrina del peccato è stata sostituita con l'insegnamento contemporaneo dell'autostima. Prendete quest'affermazione di un autore famoso:<br>Penso che nulla sia stato fatto nel nome di Cristo e sotto la bandiera della Cristianità che si sia rivelato più distruttivo per la personalità umana, e quindi controproduttivo nei confronti {{LeftInsert|"Affermare che il notro bisogno primario nella vita sia imparare a conoscere il peccato potrà sembrare strano, ma nel senso in cui lo si intende è profondamente vero. Se non sai nulla del peccato, non puoi capire te stesso o i tuoi simili, né il mondo nel quale vivi e neppure la fede cristiana. E non avrai modo di comprendere fino in fondo la Bibbia. Proprio perché essa è l'esposizione della risposta divina al problema del peccato umano, a meno di avere in mente chiaramente la natura di tale problema, continuerai a non capire quello che dice... Quindi devi fissare chiaramente nella tua mente ciò che i tuoi antenati avrebbero chiamato 'una visione chiara del peccato.’" | '''Il nostro maggior problema'''<br>Un secolo fa, J.C.Ryle offriva una spiegazione severa ma semplice delle carenze che osservava nella Chiesa : “Una visione offuscata o indistinta del peccato sta all'origine della maggior parte degli errori, eresie e false dottrine di oggi... Credo che uno dei desideri maggiori della chiesa nel diciannovesimo secolo sia stato, ed è tutt'ora, un insegnamento più chiaro e più completo del peccato”. Se questa descrizione era accurata per la sua generazione, lo è ancor di più oggi.<br>Abbiamo però compiuto un passo in avanti. La dottrina del peccato è stata sostituita con l'insegnamento contemporaneo dell'autostima. Prendete quest'affermazione di un autore famoso:<br>Penso che nulla sia stato fatto nel nome di Cristo e sotto la bandiera della Cristianità che si sia rivelato più distruttivo per la personalità umana, e quindi controproduttivo nei confronti {{LeftInsert|"Affermare che il notro bisogno primario nella vita sia imparare a conoscere il peccato potrà sembrare strano, ma nel senso in cui lo si intende è profondamente vero. Se non sai nulla del peccato, non puoi capire te stesso o i tuoi simili, né il mondo nel quale vivi e neppure la fede cristiana. E non avrai modo di comprendere fino in fondo la Bibbia. Proprio perché essa è l'esposizione della risposta divina al problema del peccato umano, a meno di avere in mente chiaramente la natura di tale problema, continuerai a non capire quello che dice... Quindi devi fissare chiaramente nella tua mente ciò che i tuoi antenati avrebbero chiamato 'una visione chiara del peccato.’" | ||
- | <br>'''—J.I. Packer '''}}dell'impresa evangelistica, della strategia non-cristiana e rozza che consiste a rendere le persone consapevoli della loro condizione di perdizione e di peccato .<br>Questo pastore dice che bollare il peccato come una "ribellione contro Dio" è "superficiale ed offensivo nei riguardi dell'essere umano.” La sua convinzione a proposito del valore inerente dell'uomo lo conduce alla notevole conclusione che una "riforma" è d'obbligo. Laddove l'enfasi di Martin Luther sulla salvezza tramite la grazia attraverso la fede ha trasformato la Chiesa nel sedicesimo secolo, dichiara, le chiese odierne devono riconoscere il sacro diritto all'autostima che ha ogni persona.<br>Non metto in dubbio la sincerità di quest'uomo, ma le sue affermazioni sono false. Si tratta, in realtà, di una falsa dottrina. L'enfasi moderna per l'autostima è diventata un'alternativa inaccettabile alle dottrine bibliche di giustificazione e santificazione.<br>''Giustificazione''. Gesù non è morto sulla croce per migliorare la nostra autostima. E' morto per espiare i nostri peccati. Eppure la croce ci insegna effettivamente una lezione cruciale a proposito del nostro valore: tutti noi siamo degni della collera di Dio. In quanto manifesto della pietà immeritata di Dio, la croce rivela la profondità e la serietà del nostro peccato. {{RightInsert|'''Per approfondire:''' L'opera NIV Complete Concordance [Nuova Versione Internazionale, Concordanze Complete] fa un elenco delle 466 ricorrenze della parola “peccato” (o di un derivato) nella Scrittura. Per una comprensione biblica di questo soggetto vitale... inizia a leggere.}}Anthony Hoekema fa notare questo:<br>Nel mondo d'oggi la dottrina biblica del peccato ha poca importanza. Ma una persona il cui senso del peccato e della collera di Dio nei confronti dei nostri peccati è superficiale non sentirà il bisogno e neppure capirà la dottrina biblica della giustificazione. Quando si ignora, si minimizza o si ridefinisce il peccato, non si vive più nella consapevolezza del disperato bisogno di Gesù Cristo e non si apprezza neppure quello che ha portato a compimento per noi sulla croce. <br>Se non percepiamo la natura del peccato e la sua natura offensiva nei confronti di Dio, non capiremo mai perché la necessità della croce. La grazia non ci meraviglierà mai.{{RightInsert|'''Per approfondire:''' Numerosi riferimenti biblici alla compassione di Dio si ritrovano nei Salmi (9:12,18;34:18; 147:3) ed Isaia (49:13; 61:1).}}<br>{{LeftInsert|"Ho spesso sentito dire, ‘Se fossi stata l'unica persona sulla terra, Gesù sarebbe morto lo stesso per me.’ Se il nostro Signore avesse dato la vita per una sola persona, molto probabilmente non sarebbe successo perché quella persona aveva tanto valore, ma perché Dio è pieno di grazia. Ma una tale circostanza, quindi, non dovrebbe essere considerata una fonte di orgoglio o di autostima. Se io dichiarassi che Gesù sarebbe morto per me se fossi rimasta l'unica persona sulla terra indica semplicemente che solo i miei peccati, senza il contributo di quelli degli altri, sarebbero stati sufficienti per richiedere la punizione severa che Gesù Cristo ha indirettamente assunto al posto mio. Quando vieni messo a confronto con una tale realtà, è tuo dovere piangere per il sacrificio disinteressato del nostro Signore invece di vedervi un'altra opportunità di sentirti bene con te stesso. | + | <br>'''—J.I. Packer '''}}dell'impresa evangelistica, della strategia non-cristiana e rozza che consiste a rendere le persone consapevoli della loro condizione di perdizione e di peccato .<br>Questo pastore dice che bollare il peccato come una "ribellione contro Dio" è "superficiale ed offensivo nei riguardi dell'essere umano.” La sua convinzione a proposito del valore inerente dell'uomo lo conduce alla notevole conclusione che una "riforma" è d'obbligo. Laddove l'enfasi di Martin Luther sulla salvezza tramite la grazia attraverso la fede ha trasformato la Chiesa nel sedicesimo secolo, dichiara, le chiese odierne devono riconoscere il sacro diritto all'autostima che ha ogni persona.<br>Non metto in dubbio la sincerità di quest'uomo, ma le sue affermazioni sono false. Si tratta, in realtà, di una falsa dottrina. L'enfasi moderna per l'autostima è diventata un'alternativa inaccettabile alle dottrine bibliche di giustificazione e santificazione.<br>''Giustificazione''. Gesù non è morto sulla croce per migliorare la nostra autostima. E' morto per espiare i nostri peccati. Eppure la croce ci insegna effettivamente una lezione cruciale a proposito del nostro valore: tutti noi siamo degni della collera di Dio. In quanto manifesto della pietà immeritata di Dio, la croce rivela la profondità e la serietà del nostro peccato. {{RightInsert|'''Per approfondire:''' L'opera NIV Complete Concordance [Nuova Versione Internazionale, Concordanze Complete] fa un elenco delle 466 ricorrenze della parola “peccato” (o di un derivato) nella Scrittura. Per una comprensione biblica di questo soggetto vitale... inizia a leggere.}} Anthony Hoekema fa notare questo:<br>Nel mondo d'oggi la dottrina biblica del peccato ha poca importanza. Ma una persona il cui senso del peccato e della collera di Dio nei confronti dei nostri peccati è superficiale non sentirà il bisogno e neppure capirà la dottrina biblica della giustificazione. Quando si ignora, si minimizza o si ridefinisce il peccato, non si vive più nella consapevolezza del disperato bisogno di Gesù Cristo e non si apprezza neppure quello che ha portato a compimento per noi sulla croce. <br>Se non percepiamo la natura del peccato e la sua natura offensiva nei confronti di Dio, non capiremo mai perché la necessità della croce. La grazia non ci meraviglierà mai.{{RightInsert|'''Per approfondire:''' Numerosi riferimenti biblici alla compassione di Dio si ritrovano nei Salmi (9:12,18;34:18; 147:3) ed Isaia (49:13; 61:1).}}<br>{{LeftInsert|"Ho spesso sentito dire, ‘Se fossi stata l'unica persona sulla terra, Gesù sarebbe morto lo stesso per me.’ Se il nostro Signore avesse dato la vita per una sola persona, molto probabilmente non sarebbe successo perché quella persona aveva tanto valore, ma perché Dio è pieno di grazia. Ma una tale circostanza, quindi, non dovrebbe essere considerata una fonte di orgoglio o di autostima. Se io dichiarassi che Gesù sarebbe morto per me se fossi rimasta l'unica persona sulla terra indica semplicemente che solo i miei peccati, senza il contributo di quelli degli altri, sarebbero stati sufficienti per richiedere la punizione severa che Gesù Cristo ha indirettamente assunto al posto mio. Quando vieni messo a confronto con una tale realtà, è tuo dovere piangere per il sacrificio disinteressato del nostro Signore invece di vedervi un'altra opportunità di sentirti bene con te stesso. |
- | <br>'''—Dan Matzat'''}}''Santificazione''. Una comprensione chiara della dottrina del peccato è imperativa anche per la santificazione. La Scrittura rivela che il peccato contro Dio rappresenta l'intralcio più importante per la nostra realizzazione. Il movimento di ricupero, invece, insiste sul fatto che i bisogni non risolti, le sofferenze, le emozioni distrutte o la mancanza di autostima siano alla radice delle nostre difficoltà. Le due conclusioni sono irremediabilmente opposte.<br>Non sto negando la realtà o la severità del dolore che proviamo quando gli altri peccano contro di noi. E' fondamentale che non venga frainteso qui. Nella Bibbia, ci sono numerosi riferimenti agli afflitti e agli oppressi. Ma per favore capiate bene: Il dolore ''non è il nostro problema di base''. Gesù disse: “Dal ''di dentro ''infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono le intenzioni cattive: fornicazioni, furti, omicidi, adultèri, cupidigie, malvagità, inganno, impudicizia, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori ''dal di dentro'' e 'contaminano' l'uomo”. (Mar 7:21-23, accentuazione aggiunta; vedi anche Gia 1:14-15).<br>Siamo troppo numerosi a “provare la realtà delle nostre ferite, più che il fatto dei nostri peccati.” Ma se vogliamo essere genuinamente conformi all'immagine di Gesù Cristo, questo dovrà cambiare. La nostra libertà e maturità ne dipendono. Il dottrina terapeutica si sbaglia nell'effettuare la diagnosi del nostro problema di fondo, e si rivela quindi incapace di fornire una soluzione efficace. Ma una volta individuato il peccato in quanto fonte del nostro problema, la Bibbia ci offre una soluzione ed una speranza di cambiamento. Viene chiamata dottrina di santificazione. | + | <br>'''—Dan Matzat'''}} ''Santificazione''. Una comprensione chiara della dottrina del peccato è imperativa anche per la santificazione. La Scrittura rivela che il peccato contro Dio rappresenta l'intralcio più importante per la nostra realizzazione. Il movimento di ricupero, invece, insiste sul fatto che i bisogni non risolti, le sofferenze, le emozioni distrutte o la mancanza di autostima siano alla radice delle nostre difficoltà. Le due conclusioni sono irremediabilmente opposte.<br>Non sto negando la realtà o la severità del dolore che proviamo quando gli altri peccano contro di noi. E' fondamentale che non venga frainteso qui. Nella Bibbia, ci sono numerosi riferimenti agli afflitti e agli oppressi. Ma per favore capiate bene: Il dolore ''non è il nostro problema di base''. Gesù disse: “Dal ''di dentro ''infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono le intenzioni cattive: fornicazioni, furti, omicidi, adultèri, cupidigie, malvagità, inganno, impudicizia, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori ''dal di dentro'' e 'contaminano' l'uomo”. (Mar 7:21-23, accentuazione aggiunta; vedi anche Gia 1:14-15).<br>Siamo troppo numerosi a “provare la realtà delle nostre ferite, più che il fatto dei nostri peccati.” Ma se vogliamo essere genuinamente conformi all'immagine di Gesù Cristo, questo dovrà cambiare. La nostra libertà e maturità ne dipendono. Il dottrina terapeutica si sbaglia nell'effettuare la diagnosi del nostro problema di fondo, e si rivela quindi incapace di fornire una soluzione efficace. Ma una volta individuato il peccato in quanto fonte del nostro problema, la Bibbia ci offre una soluzione ed una speranza di cambiamento. Viene chiamata dottrina di santificazione. |
- | <br>'''Annaffiare il proprio orto'''<br>La santificazione è un processo di ripentimento (non di ripresa) e di ubbidienza (non di guarigione interna) risultante nella santità (non nell'integrità) per la gloria di Dio (non realizzazione personale). Questa dottrina è brevemente descritta in Colossesi 3:1-17. Se non è già stato fatto, per favore dedicate un minuto alla lettura di questo brano prima di proseguire.<br>E' importante riuscire a notare la transizione effettuata da Paolo in questo terzo capitolo. I primi due capitoli di Colossesi mettono in rilievo la supremazia e la sufficienza di Cristo. E lo si nota di nuovo all'inizio del Capitolo 3. Paolo si è volontariamente astenuto di insegnare la santificazione ai Colossesi, fino a quando non avessero capito l'opera compiuta da Cristo per loro e in loro. Finché non avrebbero capito il significato dell'essere riconciliati e rigenerati da Dio, sapeva che mai sarebbero stati motivati correttamente dalla grazia.{{RightInsert|'''Medita su Colossesi 1:15-20.''' A giudicare da questa descrizione, pensi che Gesù sia sufficiente a rigenerarti e a riscattarti?}}<br>E neanche noi. Ecco perché il secondo e terzo capitolo di questo libro mettono in primo piano la rigenerazione e la nostra unione con Cristo. Abbiamo anche scritto un libro sulla dottrina della giustificazione, intitolato Questa Grande Salvezza. Come Paolo, vogliamo motivare tramite la grazia. Una volta stabilita questa base, possiamo quindi cercare la santità senza cadere nel legalismo o nella libertà eccessiva.<br>Paolo definisce il processo di santificazione con due frasi suggestive: dobbiamo “sbarazzarci” del peccato e “rivestirci” di santità (Col 3:8,12). Solo grazie a ciò che Cristo ha compiuto sulla croce e grazie al miracolo della rigenerazione siamo capaci di ubbidire a questi comandi. Eppure questi due imperativi sovrannaturali ci lasciano ora senza scusa. Se la grazia non risulta nella santità, significa che non l'abbiamo capita correttamente. Dio si aspetta pienamente che noi cambiamo, cresciamo e maturiamo. F.F. Bruce ci esorta, “Ora siate (nella vera pratica) ciò che siete (per atto divino).” <br>{{LeftInsert|"Benché il potere della personalità divina derivi da Cristo, la responsabilità dello sviluppo e della manifestazione di tale personalità sono nostre. Questo principio sembra essere per noi uno dei più difficili da capire e da applicare. Un giorno proviamo la nostra responsabilità personale e cerchiamo di vivere una vita santa attraverso la forza della nostra volontà. Il giorno dopo, ci rendiamo conto della futilità della fede in noi stessi, riportiamo tutte le colpe sul Cristo e rinunciamo alla nostra responsabilità messa in avanti nelle Scritture. Dobbiamo capire che la Bibbia insegna sia la responsabilità completa, sia la dipendenza totale di tutti gli aspetti della vita cristiana." | + | <br>'''Annaffiare il proprio orto'''<br>La santificazione è un processo di ripentimento (non di ripresa) e di ubbidienza (non di guarigione interna) risultante nella santità (non nell'integrità) per la gloria di Dio (non realizzazione personale). Questa dottrina è brevemente descritta in Colossesi 3:1-17. Se non è già stato fatto, per favore dedicate un minuto alla lettura di questo brano prima di proseguire.<br>E' importante riuscire a notare la transizione effettuata da Paolo in questo terzo capitolo. I primi due capitoli di Colossesi mettono in rilievo la supremazia e la sufficienza di Cristo. E lo si nota di nuovo all'inizio del Capitolo 3. Paolo si è volontariamente astenuto di insegnare la santificazione ai Colossesi, fino a quando non avessero capito l'opera compiuta da Cristo per loro e in loro. Finché non avrebbero capito il significato dell'essere riconciliati e rigenerati da Dio, sapeva che mai sarebbero stati motivati correttamente dalla grazia.{{RightInsert|'''Medita su Colossesi 1:15-20.''' A giudicare da questa descrizione, pensi che Gesù sia sufficiente a rigenerarti e a riscattarti?}} <br>E neanche noi. Ecco perché il secondo e terzo capitolo di questo libro mettono in primo piano la rigenerazione e la nostra unione con Cristo. Abbiamo anche scritto un libro sulla dottrina della giustificazione, intitolato Questa Grande Salvezza. Come Paolo, vogliamo motivare tramite la grazia. Una volta stabilita questa base, possiamo quindi cercare la santità senza cadere nel legalismo o nella libertà eccessiva.<br>Paolo definisce il processo di santificazione con due frasi suggestive: dobbiamo “sbarazzarci” del peccato e “rivestirci” di santità (Col 3:8,12). Solo grazie a ciò che Cristo ha compiuto sulla croce e grazie al miracolo della rigenerazione siamo capaci di ubbidire a questi comandi. Eppure questi due imperativi sovrannaturali ci lasciano ora senza scusa. Se la grazia non risulta nella santità, significa che non l'abbiamo capita correttamente. Dio si aspetta pienamente che noi cambiamo, cresciamo e maturiamo. F.F. Bruce ci esorta, “Ora siate (nella vera pratica) ciò che siete (per atto divino).” <br>{{LeftInsert|"Benché il potere della personalità divina derivi da Cristo, la responsabilità dello sviluppo e della manifestazione di tale personalità sono nostre. Questo principio sembra essere per noi uno dei più difficili da capire e da applicare. Un giorno proviamo la nostra responsabilità personale e cerchiamo di vivere una vita santa attraverso la forza della nostra volontà. Il giorno dopo, ci rendiamo conto della futilità della fede in noi stessi, riportiamo tutte le colpe sul Cristo e rinunciamo alla nostra responsabilità messa in avanti nelle Scritture. Dobbiamo capire che la Bibbia insegna sia la responsabilità completa, sia la dipendenza totale di tutti gli aspetti della vita cristiana." |
<br>'''—Jerry Bridges'''}}Notate che Paolo dice che dobbiamo “sbarazzarci ” “verstirci .” Abbiamo il privilegio e la responsabilità di partecipare al cambiamento. Benché la santificazione non sia un lavoro sovrannaturale dello Spirito Santo meno della rigenerazione, c'è una differenza sostanziale: nella santificazione abbiamo un ruolo fondamentale. “Dio opera in noi e con noi,” disse il grande pastore puritano John Owen, “non contro di noi o senza di noi.”{{RightInsert|'''Per approfondire:''' Come risponderesti a qualcuno che concluderebbe che “ogni sforzo è sbagliato” dopo aver letto Zaccaria 4:6?}}<br>Affermazioni quali “Stop trying and start trusting” [“Basta tentare, inizia ad avere fiducia”] o “Let go and let God” ["Lascia stare e lascia entrare Dio"] sono slogan popolari, ma teologicamente poveri. Coloro che affermano “Ogni sforzo è sbagliato” si sbagliano di brutto. A dire il vero, la Bibbia ci insegna a “Fornire ogni sforzo... per cercare la santificazione; senza di essa, nessuno vedrà il Signore” (Ebr 12:14, accentuazione aggiunta). Lo sforzo è certamente motivato dalla grazia, ma si tratta pur sempre di uno sforzo. Dio non ci ha detto di pregare o semplicemente di avere in fiducia in lui per la santità; dice “allenati alla santità” (1Ti 4:7, accentuazione aggiunta). Dobbiamo ubbidire al potere dello Spirito Santo.<br>Paolo chiarisce questa combinazione dell'opera di Dio e della nostra responsabilità quando scrive, “Attendete alla vostra salvezza con timore e tremore; è Dio infatti che suscita in voi il volere e l'operare secondo i suoi benevoli disegni." (Fil 2:12-13). Benché il nostro sforzo scollegato dall'opera di Dio sia futile, la santificazione non può venir delegata a Dio. Ognuno di noi deve tenere a bada il proprio orto.<br>Quale forma prende la nostra responsabilità? Come realizziamo il comando biblico per sbarazzarci del peccato? La Scrittura offre una strategia a due tempi. | <br>'''—Jerry Bridges'''}}Notate che Paolo dice che dobbiamo “sbarazzarci ” “verstirci .” Abbiamo il privilegio e la responsabilità di partecipare al cambiamento. Benché la santificazione non sia un lavoro sovrannaturale dello Spirito Santo meno della rigenerazione, c'è una differenza sostanziale: nella santificazione abbiamo un ruolo fondamentale. “Dio opera in noi e con noi,” disse il grande pastore puritano John Owen, “non contro di noi o senza di noi.”{{RightInsert|'''Per approfondire:''' Come risponderesti a qualcuno che concluderebbe che “ogni sforzo è sbagliato” dopo aver letto Zaccaria 4:6?}}<br>Affermazioni quali “Stop trying and start trusting” [“Basta tentare, inizia ad avere fiducia”] o “Let go and let God” ["Lascia stare e lascia entrare Dio"] sono slogan popolari, ma teologicamente poveri. Coloro che affermano “Ogni sforzo è sbagliato” si sbagliano di brutto. A dire il vero, la Bibbia ci insegna a “Fornire ogni sforzo... per cercare la santificazione; senza di essa, nessuno vedrà il Signore” (Ebr 12:14, accentuazione aggiunta). Lo sforzo è certamente motivato dalla grazia, ma si tratta pur sempre di uno sforzo. Dio non ci ha detto di pregare o semplicemente di avere in fiducia in lui per la santità; dice “allenati alla santità” (1Ti 4:7, accentuazione aggiunta). Dobbiamo ubbidire al potere dello Spirito Santo.<br>Paolo chiarisce questa combinazione dell'opera di Dio e della nostra responsabilità quando scrive, “Attendete alla vostra salvezza con timore e tremore; è Dio infatti che suscita in voi il volere e l'operare secondo i suoi benevoli disegni." (Fil 2:12-13). Benché il nostro sforzo scollegato dall'opera di Dio sia futile, la santificazione non può venir delegata a Dio. Ognuno di noi deve tenere a bada il proprio orto.<br>Quale forma prende la nostra responsabilità? Come realizziamo il comando biblico per sbarazzarci del peccato? La Scrittura offre una strategia a due tempi. | ||
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Paolo fa uso qui di una metafora violenta non solo per attirare la nostra attenzione, ma per sottolineare un aspetto fondamentale della santificazione. Ogni manifestazione di peccato nei nostri cuori dev'essere uccisa. Dobbiamo prendere l'iniziativa di giustiziare il peccato quotidianamente.<br>{{LeftInsert|"Possiamo confortarci delle nostre anime se abbiamo conoscenza della lotta e del conflitto interiori. E' la compagna invariabile dell'autentica santità cristiana... C'è una lotta spirituale nei nostri cuori? Proviamo qualcosa della carne che lotta contro lo spirito e lo spirito contro la carne...? Siamo consci dei due principi che abbiamo in noi, che si contendono la padronanza? Proviamo la guerra che avviene dentro la persona che siamo? Ebbene, ringraziamo Iddio per essa! E' buon segno. E' la probabile prova della grande opera di santificazione... Evidentemente non siamo amici di Satana... Il solo fatto che ci assalga dovrebbe riempire le nostre menti di speranza." | Paolo fa uso qui di una metafora violenta non solo per attirare la nostra attenzione, ma per sottolineare un aspetto fondamentale della santificazione. Ogni manifestazione di peccato nei nostri cuori dev'essere uccisa. Dobbiamo prendere l'iniziativa di giustiziare il peccato quotidianamente.<br>{{LeftInsert|"Possiamo confortarci delle nostre anime se abbiamo conoscenza della lotta e del conflitto interiori. E' la compagna invariabile dell'autentica santità cristiana... C'è una lotta spirituale nei nostri cuori? Proviamo qualcosa della carne che lotta contro lo spirito e lo spirito contro la carne...? Siamo consci dei due principi che abbiamo in noi, che si contendono la padronanza? Proviamo la guerra che avviene dentro la persona che siamo? Ebbene, ringraziamo Iddio per essa! E' buon segno. E' la probabile prova della grande opera di santificazione... Evidentemente non siamo amici di Satana... Il solo fatto che ci assalga dovrebbe riempire le nostre menti di speranza." | ||
- | <br>'''-J.C. Ryle'''}}Gesù è arrivato fino al punto di dire: “Se il tuo occhio destro ti è occasione di scandalo, cavalo e gettalo via da te. Conviene che perisca uno dei tuoi membri, piuttosto che tutto il tuo corpo venga gettato nella Geenna.” (Mat 5:29). E per lo stesso motivo ha anche raccomandato di amputarsi la propria mano. Ma Gesù suggeriva davvero di compiere un tale {{RightInsert|'''Medita su 2 Corinzi 10:3-5.''' In termini di guerra spirituale, Paolo era un' “falco” o una “colomba”?}}intervento? Penso di no, perché una mano o un occhio non è la causa di fondo. Gesù ha usato di proposito un'immagine vivida per sottolineare i suoi propositi: la gravità del peccato va riconosciuta e definitivamente risolta. Resistere al peccato nei periodi di tentazione non è sufficiente. Bisogna intraprendere azioni drastiche per attaccare ed uccidere il peccato nelle nostre vite. John Owen ci esorta ad inseguire “una vittoria contro di esso e ad inseguirlo fino a conquistarlo completamente... il peccato non morirà diversamente che con un idebolimento graduale e costante; lasciagli scampo e curerà le sue ferite e ritroverà la sua forza.” <br>La disciplina spirituale che consiste nella messa a morte del peccato, altrimenti nota col nome di mortificazione, è un'area di verità trascurata. Molti di noi non hanno nessuna familiarità con l'argomento. “I nostri antenati parlavano di mortificare il peccato,” fa notare Sinclair Ferguson. E J.I. Packer si lamenta, “E' un tema sul quale non sembra essere disponbile nessuno scritto contemporaneo significativo.” Non è un fatto sorprendente, ma rivelatore. Potete immaginare un libro intitolato ''Mettete a Morte il Peccato!'' come bestseller cristiano?<br>La mortificazione non è popolare perché tende ad essere difficile. Chiedete alla persona che tenta di lavorare allegramente per un padrone che ripetutamente gli ha rifiutato un aumento di stipendio. Chiedete alla coppia non sposata, convertita di recente, e che deve ora controllare i propri impulsi sessuali che per anni ha soddisfatto. Ma badate: non stiamo parlando qui di una partita a golf. Questa è guerra. La santità e il discepolato significano guerra.<br>Attaccare il peccato non è un'impresa complessa. E pur affermando questo con sensibilità, voglio anche esprimerlo con fermezza: la propria abilità ad attaccare il peccato non dipende dal proprio passato. Non c'è nessuna scusa accettabile per peccare. Il peccato non dev'essere mai interpretato come una debolezza comprensibile.<br>Vivere una vita cristiana significa vivere nelle trincee. Sinclair Ferguson lo descrive meglio di chiunque:{{RightInsert|'''Medita su Galazi 5:16-17.''' Perché ogni cristiano genuino prova un'inquietudine interna?}}<br>Cosa significa dunque mettere a morte il peccato? Significa iniziare una lotta constante contro il peccato che combattiamo quotidianamente—rifiutare di lasciare l'occhio vagare, la mente contemplare, i nostri affetti inseguire qualsiasi cosa che ci allontanerebbe da Cristo. Significa rifiutare deliberatamente qualsiasi pensiero, suggerimento, desiderio, aspirazione, azione, circostanza o provocazione di natura peccaminosa, nel momento in cui siamo consci della sua esistenza. Significa tentare consistentemente di fare tutto ciò che è in nostro potere per indebolire la stretta che il peccato opera in generale, e le sue manifestazioni nelle nostre vite in particolare. Non si compie solo dicendo ‘no’ a ciò che non va, ma attraverso un'accettazione determinata di tutte le discipline buone e spiritualmente ricche del vangelo. <br>Questa descrizione riflette il tuo comportamento? Verso quale obiettivo, divertimento o rettitudine sono dirette principalmente le tue energie? Auto-indulgenza o auto-controllo? Sei preparato a qualsiasi cosa sia necessaria per vincere la guerra? Se è così, qual'è la tua strategia per attaccare il peccato nella tua vita in questo momento? | + | <br>'''-J.C. Ryle'''}} Gesù è arrivato fino al punto di dire: “Se il tuo occhio destro ti è occasione di scandalo, cavalo e gettalo via da te. Conviene che perisca uno dei tuoi membri, piuttosto che tutto il tuo corpo venga gettato nella Geenna.” (Mat 5:29). E per lo stesso motivo ha anche raccomandato di amputarsi la propria mano. Ma Gesù suggeriva davvero di compiere un tale {{RightInsert|'''Medita su 2 Corinzi 10:3-5.''' In termini di guerra spirituale, Paolo era un' “falco” o una “colomba”?}}intervento? Penso di no, perché una mano o un occhio non è la causa di fondo. Gesù ha usato di proposito un'immagine vivida per sottolineare i suoi propositi: la gravità del peccato va riconosciuta e definitivamente risolta. Resistere al peccato nei periodi di tentazione non è sufficiente. Bisogna intraprendere azioni drastiche per attaccare ed uccidere il peccato nelle nostre vite. John Owen ci esorta ad inseguire “una vittoria contro di esso e ad inseguirlo fino a conquistarlo completamente... il peccato non morirà diversamente che con un idebolimento graduale e costante; lasciagli scampo e curerà le sue ferite e ritroverà la sua forza.” <br>La disciplina spirituale che consiste nella messa a morte del peccato, altrimenti nota col nome di mortificazione, è un'area di verità trascurata. Molti di noi non hanno nessuna familiarità con l'argomento. “I nostri antenati parlavano di mortificare il peccato,” fa notare Sinclair Ferguson. E J.I. Packer si lamenta, “E' un tema sul quale non sembra essere disponbile nessuno scritto contemporaneo significativo.” Non è un fatto sorprendente, ma rivelatore. Potete immaginare un libro intitolato ''Mettete a Morte il Peccato!'' come bestseller cristiano?<br>La mortificazione non è popolare perché tende ad essere difficile. Chiedete alla persona che tenta di lavorare allegramente per un padrone che ripetutamente gli ha rifiutato un aumento di stipendio. Chiedete alla coppia non sposata, convertita di recente, e che deve ora controllare i propri impulsi sessuali che per anni ha soddisfatto. Ma badate: non stiamo parlando qui di una partita a golf. Questa è guerra. La santità e il discepolato significano guerra.<br>Attaccare il peccato non è un'impresa complessa. E pur affermando questo con sensibilità, voglio anche esprimerlo con fermezza: la propria abilità ad attaccare il peccato non dipende dal proprio passato. Non c'è nessuna scusa accettabile per peccare. Il peccato non dev'essere mai interpretato come una debolezza comprensibile.<br>Vivere una vita cristiana significa vivere nelle trincee. Sinclair Ferguson lo descrive meglio di chiunque:{{RightInsert|'''Medita su Galazi 5:16-17.''' Perché ogni cristiano genuino prova un'inquietudine interna?}}<br>Cosa significa dunque mettere a morte il peccato? Significa iniziare una lotta constante contro il peccato che combattiamo quotidianamente—rifiutare di lasciare l'occhio vagare, la mente contemplare, i nostri affetti inseguire qualsiasi cosa che ci allontanerebbe da Cristo. Significa rifiutare deliberatamente qualsiasi pensiero, suggerimento, desiderio, aspirazione, azione, circostanza o provocazione di natura peccaminosa, nel momento in cui siamo consci della sua esistenza. Significa tentare consistentemente di fare tutto ciò che è in nostro potere per indebolire la stretta che il peccato opera in generale, e le sue manifestazioni nelle nostre vite in particolare. Non si compie solo dicendo ‘no’ a ciò che non va, ma attraverso un'accettazione determinata di tutte le discipline buone e spiritualmente ricche del vangelo. <br>Questa descrizione riflette il tuo comportamento? Verso quale obiettivo, divertimento o rettitudine sono dirette principalmente le tue energie? Auto-indulgenza o auto-controllo? Sei preparato a qualsiasi cosa sia necessaria per vincere la guerra? Se è così, qual'è la tua strategia per attaccare il peccato nella tua vita in questo momento? |
<br>'''Strategia n.2: Evitare il peccato'''<br>La lotta contro il peccato non comprende tutte le implicazioni del processo di santificazione. Bisogna anche evitare il peccato. In quanto seguaci di Gesù Cristo, siamo chiamati ad uno stile di vita distinto dalla contro cultura circostante: “In possesso dunque di queste promesse, carissimi, purifichiamoci da ogni macchia della carne e dello spirito, portando a compimento la nostra santificazione, nel timore di Dio.” (2Co 7:1). Quali sono dunque queste promesse che ci motivano a purificarci e ad inseguire la santità? L'offerta di Dio di essere solo presente con il suo popolo mentre ci separiamo dal mondo: “'Abiterò in mezzo a loro e con loro camminerò e sarò il loro Dio, ed essi saranno il mio popolo.’” (2Co 6:16). | <br>'''Strategia n.2: Evitare il peccato'''<br>La lotta contro il peccato non comprende tutte le implicazioni del processo di santificazione. Bisogna anche evitare il peccato. In quanto seguaci di Gesù Cristo, siamo chiamati ad uno stile di vita distinto dalla contro cultura circostante: “In possesso dunque di queste promesse, carissimi, purifichiamoci da ogni macchia della carne e dello spirito, portando a compimento la nostra santificazione, nel timore di Dio.” (2Co 7:1). Quali sono dunque queste promesse che ci motivano a purificarci e ad inseguire la santità? L'offerta di Dio di essere solo presente con il suo popolo mentre ci separiamo dal mondo: “'Abiterò in mezzo a loro e con loro camminerò e sarò il loro Dio, ed essi saranno il mio popolo.’” (2Co 6:16). |
Versione corrente delle 14:42, 23 ott 2009
Di C.J. Mahaney
su Santificazione e Crescita
Capitolo 6 del libro Come posso cambiare?
Traduzione di Tania Ricci
Potete aiutarci a migliorare questa traduzione da rivedere per la precisione. Per saperne di più (English).
Nel suo libro intitolato Una Nazione di Vittime: Il Declino della Personalità Americana, l'autore Charles Sykes fa la seguente osservazione: “Negli ultimi cinquant'anni, il trionfo del pensiero terapeutico è stato così intenso da essere spesso dato per scontato; ciò che iniziò con il Dottor Freud è ora merce quotidiana di spettacoli televisivi, è routine nella politica ed è quasi un modo di pensare negli affari di giustizia criminale e nell'etica.”
Che abbiate già sentito quest'espressione oppure no, sicuramente siete già stati confrontati al pensiero terapeutico. Fa la sua apparizione in un tribunale quando l'avvocato di un serial killer chiede condiscendenza sulla base del fatto che il suo cliente sia stato abusato regolarmente da un padre alcolizzato. Questa dottrina stipula che la maggior parte di noi è cresciuta in famiglie “disfunzionali”, ed offre quindi una spiegazione ed una scusa tutte pronte per il nostro comportamento. Invece di enfatizzare la responsabilità personale, mette in rilievo il modo in cui siamo affetti psicologicamente dagli altri o dall'ambiente che ci circonda. Il sociologo Dr. James Deese fa notare che la psicoterapia è così radicata nelle attitudiniPuò sorprendere il fatto che l'unica istituzione avente a disposizione i migliori mezzi per mettere alla prova la tendenza terapeutica sia proprio quella che ha contribuito di più alla sua popolarità. Sto parlando della Chiesa. Più che esporre gli errori della psicoterapia, la Chiesa americana, nella maggior parte dei casi, l'ha accettata senza critiche... sebbene con alcune ardite eccezioni. Nel suo libro “Etica Medica Religiosa”, il Dottor Franklin Payne commenta : “La psicoterapia, come la psicologia e la psichiatria, deve venir esaminata nel modo più critico e dettagliato possibile dai cristiani evangelisti... Molti cristiani sono più influenzati dai concetti di psicoterapisti laici che dalla Parola di Dio.”
- William Kilpatrick
Fu un incontro maldestro. Non avevo voglia di contraddirlo e neppure di correggerlo. Non avevo mai incontrato quest'uomo prima di allora e avrei voluto che sapesse della mia preoccupazione ed attenzione nei suoi confronti.
Ma più andava avanti nel suo discorso, più sembrava ovvio che desse per scontato la mia approbazione. Perché? Benché parlasse fluentemente un linguaggio pieno di termini di psicologia, la sua diagnosi ometteva qualsiasi accenno alla parola che inizia con la 'p'...
Peccato.
Tali omissioni sono purtroppo di norma oggi nella letteratura cristiana popolare e nelle trasmissioni radiofoniche. Cerchiamo una comprensione più profonda di noi stessi (come definito dal movimento di ricupero) piuttosto che una convinzione più profonda del peccato (come definito nella Scrittura). Oggi, ci preoccupiamo di più dei nostri propri bisogni e sentimenti che dal carattere e dai comandi di Dio. Non è sorprendente che non stiamo maturando nel modo inteso da Lui.
Un secolo fa, J.C.Ryle offriva una spiegazione severa ma semplice delle carenze che osservava nella Chiesa : “Una visione offuscata o indistinta del peccato sta all'origine della maggior parte degli errori, eresie e false dottrine di oggi... Credo che uno dei desideri maggiori della chiesa nel diciannovesimo secolo sia stato, ed è tutt'ora, un insegnamento più chiaro e più completo del peccato”. Se questa descrizione era accurata per la sua generazione, lo è ancor di più oggi.
Abbiamo però compiuto un passo in avanti. La dottrina del peccato è stata sostituita con l'insegnamento contemporaneo dell'autostima. Prendete quest'affermazione di un autore famoso:
Penso che nulla sia stato fatto nel nome di Cristo e sotto la bandiera della Cristianità che si sia rivelato più distruttivo per la personalità umana, e quindi controproduttivo nei confronti
—J.I. Packer
Questo pastore dice che bollare il peccato come una "ribellione contro Dio" è "superficiale ed offensivo nei riguardi dell'essere umano.” La sua convinzione a proposito del valore inerente dell'uomo lo conduce alla notevole conclusione che una "riforma" è d'obbligo. Laddove l'enfasi di Martin Luther sulla salvezza tramite la grazia attraverso la fede ha trasformato la Chiesa nel sedicesimo secolo, dichiara, le chiese odierne devono riconoscere il sacro diritto all'autostima che ha ogni persona.
Non metto in dubbio la sincerità di quest'uomo, ma le sue affermazioni sono false. Si tratta, in realtà, di una falsa dottrina. L'enfasi moderna per l'autostima è diventata un'alternativa inaccettabile alle dottrine bibliche di giustificazione e santificazione.
Giustificazione. Gesù non è morto sulla croce per migliorare la nostra autostima. E' morto per espiare i nostri peccati. Eppure la croce ci insegna effettivamente una lezione cruciale a proposito del nostro valore: tutti noi siamo degni della collera di Dio. In quanto manifesto della pietà immeritata di Dio, la croce rivela la profondità e la serietà del nostro peccato.
Nel mondo d'oggi la dottrina biblica del peccato ha poca importanza. Ma una persona il cui senso del peccato e della collera di Dio nei confronti dei nostri peccati è superficiale non sentirà il bisogno e neppure capirà la dottrina biblica della giustificazione. Quando si ignora, si minimizza o si ridefinisce il peccato, non si vive più nella consapevolezza del disperato bisogno di Gesù Cristo e non si apprezza neppure quello che ha portato a compimento per noi sulla croce.
Se non percepiamo la natura del peccato e la sua natura offensiva nei confronti di Dio, non capiremo mai perché la necessità della croce. La grazia non ci meraviglierà mai.
—Dan Matzat
Santificazione. Una comprensione chiara della dottrina del peccato è imperativa anche per la santificazione. La Scrittura rivela che il peccato contro Dio rappresenta l'intralcio più importante per la nostra realizzazione. Il movimento di ricupero, invece, insiste sul fatto che i bisogni non risolti, le sofferenze, le emozioni distrutte o la mancanza di autostima siano alla radice delle nostre difficoltà. Le due conclusioni sono irremediabilmente opposte.
Non sto negando la realtà o la severità del dolore che proviamo quando gli altri peccano contro di noi. E' fondamentale che non venga frainteso qui. Nella Bibbia, ci sono numerosi riferimenti agli afflitti e agli oppressi. Ma per favore capiate bene: Il dolore non è il nostro problema di base. Gesù disse: “Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono le intenzioni cattive: fornicazioni, furti, omicidi, adultèri, cupidigie, malvagità, inganno, impudicizia, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dal di dentro e 'contaminano' l'uomo”. (Mar 7:21-23, accentuazione aggiunta; vedi anche Gia 1:14-15).
Siamo troppo numerosi a “provare la realtà delle nostre ferite, più che il fatto dei nostri peccati.” Ma se vogliamo essere genuinamente conformi all'immagine di Gesù Cristo, questo dovrà cambiare. La nostra libertà e maturità ne dipendono. Il dottrina terapeutica si sbaglia nell'effettuare la diagnosi del nostro problema di fondo, e si rivela quindi incapace di fornire una soluzione efficace. Ma una volta individuato il peccato in quanto fonte del nostro problema, la Bibbia ci offre una soluzione ed una speranza di cambiamento. Viene chiamata dottrina di santificazione.
Annaffiare il proprio orto
La santificazione è un processo di ripentimento (non di ripresa) e di ubbidienza (non di guarigione interna) risultante nella santità (non nell'integrità) per la gloria di Dio (non realizzazione personale). Questa dottrina è brevemente descritta in Colossesi 3:1-17. Se non è già stato fatto, per favore dedicate un minuto alla lettura di questo brano prima di proseguire.
E' importante riuscire a notare la transizione effettuata da Paolo in questo terzo capitolo. I primi due capitoli di Colossesi mettono in rilievo la supremazia e la sufficienza di Cristo. E lo si nota di nuovo all'inizio del Capitolo 3. Paolo si è volontariamente astenuto di insegnare la santificazione ai Colossesi, fino a quando non avessero capito l'opera compiuta da Cristo per loro e in loro. Finché non avrebbero capito il significato dell'essere riconciliati e rigenerati da Dio, sapeva che mai sarebbero stati motivati correttamente dalla grazia.
E neanche noi. Ecco perché il secondo e terzo capitolo di questo libro mettono in primo piano la rigenerazione e la nostra unione con Cristo. Abbiamo anche scritto un libro sulla dottrina della giustificazione, intitolato Questa Grande Salvezza. Come Paolo, vogliamo motivare tramite la grazia. Una volta stabilita questa base, possiamo quindi cercare la santità senza cadere nel legalismo o nella libertà eccessiva.
Paolo definisce il processo di santificazione con due frasi suggestive: dobbiamo “sbarazzarci” del peccato e “rivestirci” di santità (Col 3:8,12). Solo grazie a ciò che Cristo ha compiuto sulla croce e grazie al miracolo della rigenerazione siamo capaci di ubbidire a questi comandi. Eppure questi due imperativi sovrannaturali ci lasciano ora senza scusa. Se la grazia non risulta nella santità, significa che non l'abbiamo capita correttamente. Dio si aspetta pienamente che noi cambiamo, cresciamo e maturiamo. F.F. Bruce ci esorta, “Ora siate (nella vera pratica) ciò che siete (per atto divino).”
—Jerry Bridges
Affermazioni quali “Stop trying and start trusting” [“Basta tentare, inizia ad avere fiducia”] o “Let go and let God” ["Lascia stare e lascia entrare Dio"] sono slogan popolari, ma teologicamente poveri. Coloro che affermano “Ogni sforzo è sbagliato” si sbagliano di brutto. A dire il vero, la Bibbia ci insegna a “Fornire ogni sforzo... per cercare la santificazione; senza di essa, nessuno vedrà il Signore” (Ebr 12:14, accentuazione aggiunta). Lo sforzo è certamente motivato dalla grazia, ma si tratta pur sempre di uno sforzo. Dio non ci ha detto di pregare o semplicemente di avere in fiducia in lui per la santità; dice “allenati alla santità” (1Ti 4:7, accentuazione aggiunta). Dobbiamo ubbidire al potere dello Spirito Santo.
Paolo chiarisce questa combinazione dell'opera di Dio e della nostra responsabilità quando scrive, “Attendete alla vostra salvezza con timore e tremore; è Dio infatti che suscita in voi il volere e l'operare secondo i suoi benevoli disegni." (Fil 2:12-13). Benché il nostro sforzo scollegato dall'opera di Dio sia futile, la santificazione non può venir delegata a Dio. Ognuno di noi deve tenere a bada il proprio orto.
Quale forma prende la nostra responsabilità? Come realizziamo il comando biblico per sbarazzarci del peccato? La Scrittura offre una strategia a due tempi.
Strategia n.1: Attaccare il peccato
Mi piace la posizione del Nuovo Testamento nei confronti del peccato. Da nessuna parte è più evidente che nel comando conciso dell'Apostolo Paolo ai Colossesi: “Mortificate dunque quella parte di voi che appartiene allavostra natura terrena” (Col 3:5). Nella battaglia per la santità personale, l'aggressività è sia un comando che una necessità. Dobbiamo essere spietati. Dobbiamo aggredire.
-J.C. Ryle
La disciplina spirituale che consiste nella messa a morte del peccato, altrimenti nota col nome di mortificazione, è un'area di verità trascurata. Molti di noi non hanno nessuna familiarità con l'argomento. “I nostri antenati parlavano di mortificare il peccato,” fa notare Sinclair Ferguson. E J.I. Packer si lamenta, “E' un tema sul quale non sembra essere disponbile nessuno scritto contemporaneo significativo.” Non è un fatto sorprendente, ma rivelatore. Potete immaginare un libro intitolato Mettete a Morte il Peccato! come bestseller cristiano?
La mortificazione non è popolare perché tende ad essere difficile. Chiedete alla persona che tenta di lavorare allegramente per un padrone che ripetutamente gli ha rifiutato un aumento di stipendio. Chiedete alla coppia non sposata, convertita di recente, e che deve ora controllare i propri impulsi sessuali che per anni ha soddisfatto. Ma badate: non stiamo parlando qui di una partita a golf. Questa è guerra. La santità e il discepolato significano guerra.
Attaccare il peccato non è un'impresa complessa. E pur affermando questo con sensibilità, voglio anche esprimerlo con fermezza: la propria abilità ad attaccare il peccato non dipende dal proprio passato. Non c'è nessuna scusa accettabile per peccare. Il peccato non dev'essere mai interpretato come una debolezza comprensibile.
Vivere una vita cristiana significa vivere nelle trincee. Sinclair Ferguson lo descrive meglio di chiunque:
Cosa significa dunque mettere a morte il peccato? Significa iniziare una lotta constante contro il peccato che combattiamo quotidianamente—rifiutare di lasciare l'occhio vagare, la mente contemplare, i nostri affetti inseguire qualsiasi cosa che ci allontanerebbe da Cristo. Significa rifiutare deliberatamente qualsiasi pensiero, suggerimento, desiderio, aspirazione, azione, circostanza o provocazione di natura peccaminosa, nel momento in cui siamo consci della sua esistenza. Significa tentare consistentemente di fare tutto ciò che è in nostro potere per indebolire la stretta che il peccato opera in generale, e le sue manifestazioni nelle nostre vite in particolare. Non si compie solo dicendo ‘no’ a ciò che non va, ma attraverso un'accettazione determinata di tutte le discipline buone e spiritualmente ricche del vangelo.
Questa descrizione riflette il tuo comportamento? Verso quale obiettivo, divertimento o rettitudine sono dirette principalmente le tue energie? Auto-indulgenza o auto-controllo? Sei preparato a qualsiasi cosa sia necessaria per vincere la guerra? Se è così, qual'è la tua strategia per attaccare il peccato nella tua vita in questo momento?
Strategia n.2: Evitare il peccato
La lotta contro il peccato non comprende tutte le implicazioni del processo di santificazione. Bisogna anche evitare il peccato. In quanto seguaci di Gesù Cristo, siamo chiamati ad uno stile di vita distinto dalla contro cultura circostante: “In possesso dunque di queste promesse, carissimi, purifichiamoci da ogni macchia della carne e dello spirito, portando a compimento la nostra santificazione, nel timore di Dio.” (2Co 7:1). Quali sono dunque queste promesse che ci motivano a purificarci e ad inseguire la santità? L'offerta di Dio di essere solo presente con il suo popolo mentre ci separiamo dal mondo: “'Abiterò in mezzo a loro e con loro camminerò e sarò il loro Dio, ed essi saranno il mio popolo.’” (2Co 6:16).
La nostra carne ci implora costantemente di venire soddisfatta, eppure Paolo ci chiede di “non seguire la carne nei suoi desideri” (Rom 13:14 NAS). Questo significa allontanarci da qualsiasi cosa desiderosa di indurci a peccare. Paolo ha chiesto ai Corinzi la stessa cosa in termini ancora più chiari: “Fuggite la fornicazione!” (1Co 6:18 NAS)... non combattetela.
Benché Giuseppe fosse vissuto molto prima che fosse redatto il Nuovo Testamento, è un esempio del modo in cui dovremmo evitare il peccato (Gen 39:6-20). Da un po' di tempo, la moglie del suo padrone aveva tentato di sedurlo. Alla fine, frustrata dalla sua integrità, lo aggrappò per il mantello e gli disse: “Vieni a letto con me!”
Timore improvviso che qualcuno derubi la tua casa
❏Combattere ❏Fuggire
Curiosità a proposito del numero di Playboy sulla politica del medio oriente
❏Combattere ❏Fuggire
Urgenza di "entrare in letargo" quando gli amici ti abbandonano
❏Combattere ❏Fuggire
Forte senso di rabbia quando un bimbo rovescia il tuo caffè
❏Combattere ❏Fuggire
Voglia di fare un salto al bar “solo per incontrare dei vecchi amici”
Posso immaginare uno dei servitori che cammina fuori dalla casa quando improvvisamente, vuum! Una sagoma umana passa come un bolide fuori dalla porta a velocità impressionante.
“Che cos'era?”
Giuseppe. L'uomo di Dio. Corre per la sua vita.
“Signore!” ansima qualche metro più avanti , “aiutami!”
“Ti sto aiutando. Tu continua a correre. Allontanati da quella donna il più possibile e nel modo più veloce possibile.”
—John Owen
Fuggire dalla tentazione è una scelta intelligente. Starsene là ed osservarla è da idioti. Eppure alcuni avrebbero reagito in questa maniera alla situazione di Giuseppe:
“Dio, sento che la tentazione si sta sviluppando. Te ne prego, Signore. Ti prego, liberami da questa situazione.”
“Io ti liberero davvero ,” dice Dio. “Corri!”
“Signore, mi affido a te per essere liberato . Liberami subito da questa voglia di lussuria.”
“Ciò non avverrà prima del mio ritorno, e non tornerò nei prossimi cinque minuti. Corri, amico!”
“Signore, ti ringrazio. Mi hai fatto rinascere e so che il tuo potere sta operando in me. Colui che è in me è più perfetto di colui che sta nel mondo.”
“Si, questo è vero, e l'Essere Perfetto sta dicendo ‘Muoviti!’ Muovi il tuo corpo, adesso!”
Se consideri la santificazione come una cosa seria, non t'interessa il percorso più corto per ottenerla. Sei preparato a percorrere un po' di strada per evitare il peccato, se è necessario. E nei momenti in cui sai di essere vulnerabile, ubbidisci a questo comando di Gesù: “Vegliate e pregate, per non cadere in tentazione.” (Mat 26:41).
Dobbiamo coltivare la facoltà di discernere dove siamo più inclini a peccare. In tal modo saremo in grado di sviluppare una strategia che ci permetterà di evitare la tentazione. Le parti vulnerabili saranno diverse, ma nessuno di noi ha l'opzione di osservare.
In quale/i settore/i hai bisogno di sviluppare una strategia per evitare il peccato? Probabilmente puoi iniziare da qualsiasi cosa ti sia venuta in mente quando hai letto questo paragrafo.
Abiti nuovi
“Questi due fattori,” scrive Jay Adams, “Devono essere sempre presenti per provocare un cambiamento genuino. Sbarazzarsi se,za rivestirci non sarà sufficiente. Rivestirci è un'azione ipocrita ed anche temporanea, a meno che non sia accompagnata da un abbandono... La sanctificazione continua mentre il credente passa dal peccato / alla santità.”
Per esempio, se Dio ha posto materialismo ed avidità nel tuo cuore, pentiti ed inizia a sostituirli sistematicamente con generosità. Inizia con l'essere fedele nel frequentare la tua parrocchia; aggiungi a questo delle offerte, e cerca delle opportunità di doni anonimi. Forse tendi a criticare gli altri. Se così è, confessa il peccato di orgoglio e concentrati invece consapevolmente per incoraggiare ed onorare gli altri. Se il tuo tema ricorrente è l'egoismo, poniti in situazioni nelle quali ti viene richiesto di servire.
Dev'esserti immediatamente ovvio che l'isolamento non sviluppa né fa migliorare la personalità. Per coltivare una vita sana e fruttuosa, serve il contesto di una parrocchia locale. Per esempio, io potrei essere un modello di pazienza... a patto che mi trovi da solo. Potrei starmene per giorni a studiare il tema della compassione senza mai incontrare nessuno che mi chiedesse aiuto. Senza interazione con gli altri, mi è semplicemente impossibile capire come ho bisogno di realizzarmi.
Fatto sta che ci sono pochissimi tratti di carattere simili a Cristo che ci è dato di sviluppare, a parte le relazioni all'interno della chiesa. Abbiamo bisogno di gente per allenarci! Se vogliamo cambiare, dobbiamo implicarci in una chiesa in cui le persone prendono sul serio le esortazioni bibliche al fine di incoraggiare e correggere.
Nel corso della prossima o delle prossime due settimane,
dedica almeno 5 periodi per meditare sulle Scritture,evidenziando questo tratto.
Chiedi anche a Dio di mostrarti dei modi specifici di mettere in applicazione ciò che impari.
Tratto di personalità:
Primo Giorno:
Scrittura--------------------Idea--------------------Applicazione
Secondo Giorno:
Scrittura--------------------Idea--------------------Applicazione
Terzo Giorno:
Scrittura--------------------Idea--------------------Applicazione
Quarto Giorno:
Scrittura--------------------Idea--------------------Applicazione
Quinto Giorno:
—J.I. Packer
Ma sai come ci si sente a crescere? Sentire il piacere e la presenza di Dio? Sentire la sua voce? Sapere che stai contribuendo all'avanzamento del suo regno? Nulla può essere paragonabile ad una tale esperienza. Ed è questa la ricompensa meravigliosa di Dio per tutti coloro che vogliono sbarazzarsi del peccato e rivestirsi di rettitudine.
Lasciami impartire su di te delle nuove speranze. Non importa quello che hai sperimentato in passato, tu - per via della grazia di Dio— puoi cambiare. Attraverso una strategia determinata diretta ad attaccare ed evitare il peccato e a rivestirvi di rettitudine, potrai essere una persona completamente diversa in questo stesso periodo, l'anno prossimo.
Discussione di gruppo
1. Immagina che fai parte di una giuria e che stai partecipando al processo del serial killer menzionato a pagina 39. Chiaramente quest'uomo è stato spesso, nel corso della sua infanzia, picchiato dal padre acloolizzato. Quanto potrà influenzarti questo fatto nell'effettuare il tuo verdetto?
2. “Ci stiamo preoccupando di più dei nostri bisogni e sentimenti individuali che non della personalità e dei comandamenti divini,” dice l'autore. (Pagina 40) Cita un esempio.
3. Che significa per te “autostima”?
4. Il messaggio della croce ti fa sentire più o meno sicuro della tua identità?
5. Perché il movimento di restauro è incapace di soddisfare i nostri bisogni più profondi?
6. Identifica il problema di fondo per ogni situazione elencata qui sotto:
—Da quando è stata violentata al college, Ann disprezza fortemente gli uomini e non ha più fiducia in loro
—Bill vuole il divorzio perché sua moglie non gli dedica abbastanza attenzione
—Quando è sottomessa a tanta pressione, Mary ha dei pensieri suicidi
—Rob, cresciuto vedendo il padre solo nei fine settimana, è un maniaco del lavoro
7. Qual'è la maggior differenza tra santificazione e rigenerazione?
8. Perché le relazioni all'interno della chiesa sono essenziali per la crescita della personalità?
9. In quale settore della tua vita i "vestiti nuovi" ti sono più utili?
Letture raccomandate
The Pursuit of Holiness (All'inseguimento della Santità) di Jerry Bridges (Colorado Springs, CO: NavPress, 1978)
[correspondance] The Pursuit of Holiness (All'inseguimento della Santità) di Jerry Bridges (Colorado Springs, CO: NavPress, 1978)
Holiness (Santità) di J.C. Ryle (Welwyn, Hertfordshire, England: Evangelical Press, 1979)
The Enemy Within (Il Nemico Interno) di Kris Lundgaard (Phillipsburg, NJ: P&R Publishing, 1998)
Note bibliografiche
1.↑ Charles J. Sykes, A Nation of Victims: The Decay of the American Character (Una Nazione di Vittime: Il Declino della Personalità Americana) (New York, NY: St. Martin’s Press, 1992), p. 33.
2.↑ Ibid.
3.↑ Franklin E. Payne, Jr., M.D., Biblical/Medical Ethics: The Christian and the Practice of Medicine (Morale Religiosa/Medica: La Pratica Cristiana della Medicina) (Milford, MI: Mott Media, Inc., 1985), p. 155.
4.↑ William K. Kilpatrick, Psychological Seduction: The Failure of Modern Psychology (Seduzione Psicologica: Il Fallimento della Psicologia Moderna)(Nashville, TN: Thomas Nelson, Inc., 1983), p. 24.
5.↑ J.C. Ryle, Holiness (Santità) (Welwyn, Hertfordshire, England: Evangelical Press, 1979), p. 1.
6.↑ Robert Schuller, citato da Michael Scott Horton in Made in America: The Shaping of Modern American Evangelicalism (Made In America: La Formazione dell'Evangelismo Americano Moderno)(Grand Rapids, MI: Baker Book House, 1991), p. 78.
7.↑ J.I. Packer, God’s Words (Le Parole Divine)(Downers Grove, IL: InterVarsity Press, 1981), p. 71.
8.↑ Citato in Anthony A. Hoekema, Created in God’s Image (Creato ad Immagine di Dio) (Grand Rapids, MI: Eerdmans Publishing Co., 1986), p. 106.
9.↑ Anthony A. Hoekema, Saved by Grace (Salvati dalla Grazia) (Grand Rapids, MI: Eerdmans Publishing Co., 1989), p. 153.
10.↑ Dan Matzat, et al., Power Religion: The Selling Out of the Evangelical Church? (Religione del Potere: La Vendita della Chiesa Evangelica?), Michael Scott Horton, ed. (Chicago, IL: Moody Press, 1992), p. 256.
11.↑ Larry Crabb, Men and Women (Uomini e Donne) (Grand Rapids, MI: Zondervan Publishing House, 1991), p. 114.
12.↑ F.F. Bruce, The New International Commentary on the New Testament: Colossians, Philemon, and Ephesians (I Nuovi Commenti sul Nuovo Testamento: Colossesi, Filemoni ed Efesi).(Grand Rapids, MI: Eerdmans Publishing Co., 1984), p. 140.
13.↑ Jerry Bridges, The Practice of Godliness (La Pratica della Santità)(Colorado Springs, CO: NavPress, 1983), pp. 75-76.
14.↑The Pursuit of Holiness (All'inseguimento della Santità) di Jerry Bridges (Colorado Springs, CO: NavPress, 1978) 32.
15.↑ Citato in Packer, God’s Words (Le Parole Divine), pp.184-185.
16.↑ Sinclair Ferguson, The Christian Life (La Vita Cristiana) (Carlisle, PA: The Banner of Truth Trust, 1989), p. 158.
17.↑ J.I. Packer, God’s Words (Le Parole Divine), p. 182.
18.↑ J.C. Ryle, Holiness (Santità), p. 55.
19.↑ Sinclair Ferguson, The Christian Life (La Vita Cristiana), p. 162.
20.↑ John Owen, Temptation and Sin (Tentazione e Peccato) (Evansville, IN: Sovereign Grace Book Club, reprint edition, 1958), p. 31.
21.↑ Jay E. Adams, The Christian Counselor’s Manual (Il Manuale del Consigliere Cristiano) (Grand Rapids, MI: Zondervan Publishing House, 1973), pp. 177, 179.
22.↑ R.C. Sproul, The Soul’s Quest for God (L'inseguimento Spirituale di Dio) (Wheaton, IL: Tyndale House, 1992), p. 7.
23.↑ J.I. Packer, God’s Words (Le Parole Divine), p. 185.